LEINI – La certezza è stata una sola: gli ospiti della casa di riposo Capirone saranno trasferiti in altre strutture. Le domande rimaste senza risposta sono state, invece, molte di più: non si sa quando inizieranno i lavoro sull’edificio per la sua trasformazione da Rsa a Casa di Comunità, e quindi non si sa quando si concluderanno e neppure quando si svolgerà il trasferimento. Non si sa dove gli ospiti saranno ricollocati (se non che dovrà avvenire nei confini della regione) e neppure si conoscono le modalità (magari sarà sottoposto un ventaglio di possibilità, e starà ai famigliari scegliere la destinazione più funzionale) né le rette con cui le famiglie dovranno fare i conti e neppure le modalità con cui le famiglie dovranno provvedere, magari, a tariffe più salate.
Non si sa quanto durerà il trasferimento, né quali servizi atterreranno nella nuova Casa di Comunità: «E non si sa neppure se poi questa struttura si farà. Non dipende da noi, come non dipendendo più da noi gli altri passaggi. La struttura è stata data in comodato d’uso all’Asl, ed è l’Asl a decidere le tempistiche. Tempistiche che al momento non conosciamo. Per questo ritenevo inutile incontrare i famigliari: al momento non abbiamo risposte da dare. Quando avremo informazioni sarà nostra cura comunicarle», ha commentato il Sindaco Renato Pittalis nell’incontro-non-incontro che si è tenuto, lunedì pomeriggio, nei locali del Capirone alla presenza di un nutrito gruppo di famigliari degli ospiti. Da dove nasce questa situazione? «Dal fatto che il Capirone è una struttura in perdita – ha aggiunto. E fin qui niente di nuovo. Con questa situazione si sono confrontate le varie amministrazioni che si sono succedute alla guida del Comune, riuscendo sempre a trovare una quadra e a far andare avanti la struttura – Grosso modo il Capirone perde un migliaio di euro ogni giorno. Che vuol dire qualcosa come 360mila euro all’anno. È una situazione che non è più sostenibile. La soluzione della Casa di Comunità provvederà a sanare questa situazione e nel contempo a dare una gamma di servizi in ambito sanitario ai cittadini di Leini, che non saranno più costretti a raggiungere altri centri».
Spiegazioni che non hanno convinto i presenti. Che avrebbero preferito, innanzitutto, essere debitamente informati su quanto stava accadendo, e non raccogliendo informazioni a spizzichi e bocconi. Che non hanno capito perché non siano state adottate soluzioni alternative per sanare il buco nel bilancio, e che hanno capito ancor meno perché la convenzione con l’Asl sia stata stipulata senza minimamente tenere conto degli ospiti, delle loro necessità, della loro situazione. Senza porre in essere delle clausole che in qualche modo li salvaguardassero. Una visione economico – amministrativa che si è scontrata contro quella umano – affettiva. Il futuro? Beh, senza avere risposte alle tante domande che sono state avanzate (per quanto possa sembrare grave che un Comune non abbia risposte sui destini di una struttura storica che insiste sul suo territorio) è difficile fare qualunque ipotesi. L’unica certezza è quella riportata righe sopra: presto o tardi gli ospiti se ne dovranno andare. Ma anche questa certezza è destinata a non essere così certa: «Ci sono dei contratti in essere ben precisi tra ospiti e struttura – è stato detto da parte dei famigliari nel corso dell’incontro – Faremo valere questi contratti in tutte le sedi opportune. Di certo non renderemo la vita facile a questo progetto che non tiene conto delle condizioni e della vita degli ospiti del Capirone».