LOMBARDORE – Per molti mesi la situazione del parco fotovoltaico è rimasta sospesa. Tutta la pratica era stata inviata al Ministero e, pertanto, si sapeva che i tempi per una decisione, in una direzione o nell’altra, sarebbero stati lunghi. Lunghi, ma non infiniti. E infatti il parere è arrivato: la Valutazione di impatto ambientale per l’impianto previsto a Lombardore (e in parte sul territorio di San Benigno) ha avuto parere positivo dal Mic, il Ministero della Cultura, e dalla commissione Pnrr Pniec, cioè il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima. Il che non vuol dire che domani le ruspe si metteranno al lavoro per piazzare i pannelli: il tutto dovrebbe ancora fare un passaggio in Città Metropolitana, e in sede di Conferenza dei Servizi il Comune potrà dare il proprio parere, ma stante la benedizione ministeriale l’iter sembra essere, in certa misura, tracciato.
E da Lombardore c’è chi il proprio parere lo può dare da subito. Un parere qualificato, dal momento che Josè Perfetto, lombardorese, architetto ed Energy Manager, si occupa di questi temi da 25 anni: «Lombardore è da diversi anni interessata da progetti di produzione di energia da fonte rinnovabile, o quasi, con diverse sfaccettature – commenta – Prima si era parlato di una centrale a olio di palma, che di sostenibile ha ben poco in quanto si devasta dall’altra parte del globo per scaldare acqua e produrre un po’ di energia con qualche emissione inquinante a casa nostra, quindi non proprio tecnologie geniali, poi del mega impianto fotovoltaico proposto quasi dieci anni fa dalla tedesca Belectric nei territori del Parco Naturale della Vauda: peccato che gli allora 500mila pannelli circa al telloruro di cadmio, in caso di incendio, abbastanza frequente nella Vauda, avrebbero provocato un danno ambientale enorme».

E si arriva ai giorni nostri: «L’attuale mega impianto proposto, da 19 MWp, che ha già superato positivamente il parere del Ministero dell’Ambiente e della Cultura, occuperebbe diversi ettari di territorio tra Lombardore e San Benigno – conclude – E interesserebbe un piccolo borgo dell’Ottocento sul territorio di Lombardore, che è proprio della cultura locale, e sottrarrebbe terreno alle attività agricole e di allevamento. Certo, sarebbe possibile migliorare il progetto almeno su due versanti: prima la mitigazione del campo rispetto all’antico borgo, considerando un’area libera e di accesso maggiori, in quanto la tecnologia attuale consentirebbe di lasciare liberi fino a due ettari di terreno a fronte della medesima potenza installabile, un’area mitigata con quinte verdi che maschererebbero il campo a favore di una riqualificazione del borgo. E poi attuare le politiche delle recenti Linee Guida sugli impianti Agro-voltaici per integrare la produzione di energia pulita alle attività agronomiche e di allevamento proprie delle nostre zone. Esiste quindi la possibilità di coniugare la produzione da fonte rinnovabile con le caratteristiche e le peculiarità del territorio, senza rinunciare a nessuna delle due opzioni».