VOLPIANO – Cuori, rose e cioccolatini si sono sprecati, in questi giorni, per il proprio amato o la propria amata. A Volpiano sono apparsi dei manifesti raffiguranti un grosso cuore, affissi per esprimere il proprio forte sentimento, ma non nei confronti di un uomo, né di una donna. Il messaggio è rivolto direttamente alla città, e ai suoi abitanti. A inviarlo, il gruppo “Cambiamo Volpiano”, che oltre al cuore (simbolo comunque del gruppo) ha aggiunto una frase, “Guardiamo al futuro dei cittadini”, giocando ancora una volta sulla parola “amo” e comunque trovando un modo originale per esprimere la propria posizione sulla città.
«Che è la nostra città – ribadiscono i Consiglieri Antonietta Maggisano e Giuseppe Medaglia – La città in cui viviamo e per la quale, seppur dai banchi dell’opposizione, lavoriamo, cercando di migliorarla». Anche perché, a detta dei consiglieri, le cose da migliorare sono molte: «Basta guardarsi attorno – ribadiscono – La situazione è vergognosa. A partire dalle deiezioni dei cani sui marciapiedi, a fronte delle quali non vengono fatte sanzioni, ai negozi in centro che chiudono uno dopo l’altro. Dopo le 18 le strade sono vuote, non c’è più nessuno in giro. Ed è una situazione che ci fa male. Come volpianesi, prima ancora che come consiglieri».
Rimedi? «Ci auguriamo che questa amministrazione si decida a fare qualcosa per contrastare il declino – proseguono – Non si può continuare a dire che se la città è sporca la colpa è dei cittadini, se i negozi chiudono la colpa è dei commercianti. Non può sempre essere colpa degli altri. Bisogna pensare anche ai ragazzi, ai giovani. Questa città deve saper offrire loro qualcosa, un punto di ritrovo, un luogo di aggregazione. Non è accettabile che per svagarsi o divertirsi siano costretti a spostarsi a Torino o in altre zone. Probabilmente a qualcuno Volpiano sta bene così. Sta bene che non sia cresciuta a livello di servizi, che sia immobile, che stia diventando sempre più una città dormitorio. A noi non sta bene. E continueremo a fare del nostro meglio, dal nostro ruolo di opposizione, per cercare di cambiare le cose».
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