martedì 10 Dicembre 2024

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FORNO CANAVESE – Raccolte e protocollate 300 firme per “Vivere”

Ha riscosso un successo davvero straordinario l’iniziativa popolare per l’intitolazione di una pubblica via/piazza a “Vivere”, all’anagrafe Giuseppe Casetti: una persona, non un personaggio, straordinaria, vera, autenticamente marginale e non omologabile

FORNO CANAVESE – Ha riscosso un successo davvero straordinario l’iniziativa popolare per l’intitolazione di una pubblica via/piazza a “Vivere”, all’anagrafe Giuseppe Casetti: una persona, non un personaggio, straordinaria, vera, autenticamente marginale e non omologabile. Le 300 firme raccolte, grazie all’impegno del portavoce Mauro Obert, sono state protocollate ieri, sabato 28 gennaio, al comune di Forno. Un atto corale quello della popolazione fornese che, visti i tempi che corrono, non è passata di certo inosservata. Ma chi era Vivere, come nel paese si faceva chiamare Giuseppe, e perché così tanti cittadini hanno voluto dimostrargli così tanto affetto?

Giuseppe Casetti, classe 1918, operaio nella stamperia di un cugino, fu partigiano e il 7 dicembre 1943 riuscì coraggiosamente ad affrontare la colonna tedesca che era giunta in Regione Moie sparando contro di loro un colpo di fucile; individuato ed inseguito, riuscì ad infilarsi in un grosso tubo di una cloaca di scarico alla Carella, dove vi rimase per tre giorni. Fu nutrito nottetempo da un’anziana e benevola signora ed uscì dal nascondiglio soltanto quando ebbe la certezza che i tedeschi se ne fossero realmente andati. Vivere ha lasciato un ricordo e debito di riconoscenza indelebile a Forno soprattutto perché, da quell’evento lui modificò il suo modo di comportarsi: acquisì un’inusuale voglia di vivere e si fece chiamare, appunto, “Vivere”. E quella felicità, quella gratitudine alla vita, dopo che la guerra aveva fatto di tutto per togliergliela, resero memorabili le sue battute e le sue solitarie camminate per le vie del paese, accompagnato dall’inseparabile cane Moretto.

Indimenticabili le irruzioni alla “Casa del Popolo”, la “Casa del Fascio” al tempo della guerra, al grido “Arriva Vivere, il primo partigiano d’Italia”, con le quali interrompeva e sconcertava l’oratore ufficiale di turno durante le celebrazioni del 25 aprile. Si ricordano ancora le sue tante iniziative: serate danzanti al salone Edelweiss con la partecipazione del Duo Fasano, Giorgio Gaber e Michel Buongiorno, l’elezione di Miss Bellezza e Miss Belle Gambe, l’organizzazione della corsa Forno-Montesoglio, i suoi avventuristici progetti per la fabbrica “Nuova Olivetti” e per la funivia verso il Montesoglio. Persona sagace e furba, oltre che bizzarra e burlona, dotata di una spiccata intelligenza, sapeva farsi ben volere dai fornesi che ancora oggi, ad anni di distanza dalla morte, avvenuta dopo la metà degli anni ’70, quando fu rinvenuto senza vita lungo la strada che da frazione Brach (Bungina) porta ai Milani, continua a provare per lui sentimenti di affetto e di nostalgia.

“Quando Vivere morì, cinquant’anni fa, furono i ragazzini del paese che spontaneamente presero un secchio di vernice e scrissero il suo nome sulle pareti che costeggiano l’imbocco del viottolo che conduceva alla sua abitazione in località Moie” scrive Obert – il quale, a nome dei sottoscrittori della petizione ha riportato anche la motivazione che, nell’aprile dello scorso anno, ha portato alla raccolta firme: “Per i suoi meriti di geniale ideatore nonché istrionico animatore di innumerevoli iniziative di intrattenimento popolare, e per la sua schietta allegria dispensata generosamente a tutta la comunità di Forno Canavese e dintorni” conclude Obert.

Uno spazio da dedicare ci sarebbe, come riportato nella petizione protocollata (una piazzetta anonima dotata anche di un piccolo angolo verde che ben si presta in località “Bungina” alla confluenza delle vie Gioberti e Montanari), ma sarà ora l’amministrazione comunale guidata da Alessandro Gaudio a decidere se iniziare l’iter burocratico presso la Prefettura.

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