VOLPIANO – Ilario Brandani non esiste. È solo uno pseudonimo dietro il quale si celano due legali di Torino. I nomi? Per dirla alla Brandani: «I nomi non contano. Quello che contano sono le idee, i motivi che ci hanno spinti a scrivere dei libri», spiegano. Il motivo che lo ha spinto, o che li ha spinti a seconda di come si vuole vedere la cosa, a scrivere, è un motivo di peso. Precisamente un peso da 40 chili: «Quaranta chili di ignoranza e anarchia che abbiamo adottato in un fantastico disastro ma che ci hanno spinti ad approfondire tutto il mondo che si nasconde dietro all’adozione dei cani», aggiungono. Già, perché i loro libri, “La versione di Max” e “Max libera tutti”, parlano di questo: del rapporto uomo – cane e di quanto a questo rapporto in qualche modo è legato.
La presentazione dei due libri si è svolta nei giorni scorsi, presso la caffetteria del Centro. Un incontro per poche ma appassionate persone (e che vista la richiesta sarà bissato anche in altra location), organizzato da Antonietta Maggisano, non nella veste di Consigliere comunale ma in quella di legale, collega dei due autori. «La prima cosa da dire – spiega Maggisano – è che i ricavati dalla vendita dei libri vengono devoluti interamente a canili o associazioni che si occupano di cani, specialmente di quelli sottratti a chi organizza combattimenti clandestini. Animali che vengono curati e rieducati in modo da poter essere adottati dalle famiglie». I temi trattati sono quelli cui spesso nessuno pensa, vale a dire quelli che rientrano, per usare un termine coniato dal criminologo Ciro Troiano un quarto di secolo fa, nelle zoomafie, le attività illegali legate al mondo animale.
E quindi combattimenti clandestini, ma non solo: anche il valore delle adozioni consapevoli, il lucroso mercato delle importazioni illegali di cuccioli (che spesso si risolvono con la morte degli stessi), l’etica (a volte carente) degli allevamenti. «Nell’incontro si è parlato anche di cosa ciascuno di noi può fare per contrastare questi fenomeni, a chi rivolgersi in caso di necessità – conclude – Ad esempio illustrando il ruolo delle guardie zoofile, attive anche sui nostri territori». E siccome la “prima” è andata bene, non resta che aspettare la “seconda” per poter dare un proprio contributo e rendere migliore la vita dei cani meno fortunati.
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