martedì 10 Dicembre 2024

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LOMBARDORE – Un viaggio nei libri di Giorgio Caponetti

Una serata interessante grazie alla presenza di due appassionati di storia come Giorgio Caponetti e Pierfelice Ronco

LOMBARDORE – Metti un appassionato di storia come Pierfelice Ronco accanto ad uno scrittore, e altrettanto amante della stessa disciplina (e di equitazione, e di molto altro) come Giorgio Caponetti, e la serata risulta interessante per forza di cose. Formula vincente, quindi, quella utilizzata dalla biblioteca per l’appuntamento di mercoledì sera, quando lettori e utenti hanno potuto incontrare lo scrittore, e con lui fare un viaggio attraverso le sue principali opere. A partire da “Quando l’automobile uccise la cavalleria”: pagine in cui la sua passione per l’equitazione, per la storia, per Torino (la sua città) si intrecciano un racconto che ricostruisce e rimodella una storia misteriosa e insolita, tra cavalieri, imprenditori di successo e morti ancora oggi poco chiare.

E poi “Il Grande Gualino”, dedicato ad una delle figure torinesi più importanti e nello stesso tempo meno conosciute al grande pubblico. Un nome noto essenzialmente per l’omonima villa, e non per quanto ha saputo fare in vita: fondatore dell’Unicem (l’Unione Italiana Cementi); amico di Solomon Guggenheim; fondatore della Snia (poi Snia Viscosa in seguito all’acquisizione di altre attività industriali); azionista di Stampa, Fiat e Banca Commerciale Italiana ma anche di Peugeot e della compagnia aerea belga Sabena (tra le altre); fondatore a Parigi della Societé Generale Immobiliare e della Societè Anonyme des Cafes et Retaurants; fondatore, in Italia, dell’Unica, l’Unione Nazionale Italiana Cioccolato e Affini; proprietario, per averle acquisite, sia del marchio siciliano Florio, sia della Cinzano; finanziatore e sostenitore del Teatro di Torino; fondatore della Compagnia Italiana Cinematografica Lux; critico del fascismo e pertanto mandato al confino a Lipari; collezionista d’arte e molto altro ancora. Ultima tappa del viaggio tra i suoi scritti, quello che portava poco lontano, nella vicina Barbania, per tratteggiare la figura di Bernardino Drovetti, “l’egizio”.

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