VOLPIANO – Una due giorni dedicata all’ambiente, al clima, alla montagna e a come questi tre elementi interagiscano tra loro. A realizzare il doppio appuntamento, andato in scena sabato e domenica, 12 e 13 novembre, nei locali dell’oratorio, due associazioni, “Terra di Guglielmo” e la sezione cittadina dei Cai, che ha celebrato anche i primi cinquanta anni di attività.
Grazie agli interventi di esperti, professionisti, appassionati, il tema, complesso, è stato sviscerato da ogni angolazione (nonostante le difficoltà che spesso accompagnano appuntamenti di questa portata. Tanto per fare un esempio, la climatologa Elisa Palazzi, invitata da “Terra di Guglielmo”, all’ultimo ha dovuto dare forfait perché colpita da Covid, ma l’associazione è riuscita comunque a garantire la sua presenza, anche se a distanza, con un collegamento internet allestito in quattro e quattr’otto ma che ha permesso al pubblico di seguire il suo intervento), e riassumibile in poche frasi: il modo (spesso non ottimale) con cui gestiamo l’ambiente ha riflessi importanti sul clima (come si può anche capire da un autunno che fino ai giorni scorsi è sembrato una primavera più che l’anticamera dell’inverno), e i cambiamenti climatici hanno conseguenze sulla nostra vita e su quanto ci circonda.
Ad esempio sulle montagne, che vedono i ghiacciai ritirarsi anno dopo anno a causa delle temperature sempre più elevate. Due incontri discorsivi ma comunque basati sulla scienza. Ma non solo, Nell’incontro di domenica del Cai c’è stata anche tanta storia. Quella storia che ha portato gli appassionati della montagna a far nascere questo gruppo mezzo secolo fa, e poi di farlo crescere negli anni, allargando il numero di appassionati e moltiplicando le iniziative. Scienza, storia, ma anche cultura. E se il Cai ha intervallato i vari interventi con i canti ispirati alla montagna che normalmente fanno da contorno ad ascese, camminate, serate ed escursioni, “Terra di Guglielmo” ha accompagnato il suo incontro con la mostra di Francesco Pernice, ingegnere, già soprintendente del Ministero per i Beni Culturali per il Piemonte, che negli ultimi anni ha aderito al movimento artistico RiArtEco (Riutilizzo Artistico Ecologico), vale a dire una forma d’arte che si basa sul recupero e sul riutilizzo degli scarti che, grazie all’abilità dell’artista, assumono una nuova funzione e una nuova dignità, oltre a comunicare la necessità di introdurre soluzioni per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
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