BORGARO – La storia di Pino Masciari è nota: un imprenditore calabrese che ha avuto il coraggio di non piegarsi davanti alle richieste della ‘Ndrangheta ma, anzi, ha trovato la forza di denunciare i malavitosi e denunciare i legami della criminalità organizzata con la politica. Un atto che, oltre a mettere in pericolo la sua vita e quella della sua famiglia, lo ha costretto a lasciare la sua terra e a vivere perennemente sotto scorta.
Sono noti, purtroppo, anche gli ultimi accadimenti che riguardano il testimone di giustizia, vale a dire la decisione del Ministero di revocargli la scorta. E anche a Borgaro, così come accaduto in moltissimi centri della zona, si prenderà posizione contro questa situazione. Grazie ad un ordine del giorno promosso dal Consigliere Cinzia Tortola, del Movimento Cinque Stelle, con il quale si invita il Consiglio ad attuare tutte le azioni necessarie per chiedere al Presidente della Repubblica e al Ministro dell’Interno i motivi di questa scelta che pone la vita di Pino Masciari e della sua famiglia in grave rischio, e di annullare il procedimento di revoca della scorta di sicurezza mantenendola ai livelli di protezione attuali. «Anche perché – commenta Tortola – Masciari attualmente vive in Piemonte, in un Comune a noi vicino. In un territorio in cui, oramai, la ‘Ndrangheta è radicata da tempo, come dimostrano le sentenze Albachiara, Minotauro e Platinum, e quindi vive in costante pericolo di vita proprio per le denunce da lui avanzate al sistema mafioso calabrese».
Una vicenda assurda e che, per dirla alla Tortola: «Risulta inspiegabile. Con un ultima beffa. In questi momenti in cui la politica al governo continua, a parole, a ribadire la necessità di mantenere regole e legalità, l’8 novembre 2022 la Prefettura di Torino ha notificato a Masciari il formale diniego alla sua richiesta di accesso agli atti del procedimento amministrativo di revoca della scorta con la motivazione che, in base a quanto disciplinato da un recente decreto del Ministero dell’Interno, la sua richiesta rientra fra quelle classificate come inaccessibili “per motivi di ordine e sicurezza pubblica ovvero ai fini di prevenzione e repressione della criminalità” e in particolare riguardano “gli atti istruttori e i documenti relativi ai provvedimenti ed alle direttive adottate per la tutela e la protezione delle persone esposte a pericoli o minacce anche potenziali, per sé o per i propri familiari”. Non possiamo restare indifferenti davanti e questi fatti e confidiamo che, non appena sarà convocato il Consiglio, la nostra richiesta venga accolta all’unanimità».
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