LEINI – Ci sarebbero molte riflessioni, di carattere politico e non solo, da fare analizzando il pubblico (una settantina abbondante i partecipanti) che, la sera di giovedì 27 ottobre, ha preso parte al presidio organizzato dall’Anpi davanti al palazzo comunale in occasione dei cento anni della marcia su Roma “I colori della pace contro il buio del fascismo”.
Una folta delegazione della maggioranza (ma non tutta), come altrettanto folta la delegazione dell’opposizione (ma non tutta, erano presenti due gruppi su tre), i militanti della Lega Nord accompagnati dall’Onorevole Alessandro Giglio Vigna. Ma, come ribadito dal Presidente Anpi, Luca Conforti, quella di giovedì non era serata per parlare di politica, ma per riflettere su un valore che accomunava tutti i presenti: l’anti fascismo. Anti fascismo emerso sia dalle letture di giovani e giovanissimi (compresi gli “Amici dell’Anpi”, vale a dire i minori che non possono ancora tesserarsi al sodalizio come Davide Torella, anche assessore del Consiglio dei Ragazzi e delle Ragazze), sia dagli interventi che si sono succeduti (il Presidente Conforti e, a seguire, il Presidente della Consulta dei Giovani Paolo Tomassone, i Capigruppo Francesco Faccilongo e Gabriella Leone, il Sindaco Renato Pittalis, il Vice presidente del Consiglio Regionale Daniele Valle e, in chiusura, il Presidente provinciale Anpi, Nino Boeti) nel corso della serata.
Tre, sostanzialmente, i temi trattati: la necessità di non abbassare mai la guardia, di non voltarsi dall’altra parte, cosa che cento anni fa aveva favorito la crescita del fascismo; l’inquadramento storico della marcia, e la figura tutt’altro che coraggiosa ed esemplare di Mussolini, e infine la condanna ad ogni tipo di violenza, anche verbale, da applicarsi anche nel mondo d’oggi. Di stretta attualità l’intervento di Boeti: «Essere dell’Anpi vuol dire essere democratici. Per questo, anche se non ci piace, accettiamo l’esito delle recenti elezioni. Accettiamo, anche se non ci piace, un Presidente del Senato che tiene in casa il busto di Mussolini. Accettiamo, anche se non ci piace, un Presidente della Camera che ha avuto posizioni omofobe. Non accetteremo, invece, che si tocchi la nostra Costituzione. Costituzione che, ad esempio, nell’articolo 53 dice che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva…».
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