SAN MAURIZIO – Giovedì scorso, nel locale cimitero, si è tenuta la commemorazione dell’asso dell’aviazione italiana Luigi Olivari nel 105° anniversario della morte. A rendergli omaggio, oltre al Sindaco Michelangelo Picat Re, anche i componenti dell’Associazione Arma Aeronautica, sezione di Torino, nucleo Ciriè e Valli di Lanzo.
Classe 1891, Olivari nasce a La Spezia ma da ragazzo, dopo la morta del padre, torna con la sua famiglia a San Maurizio, da dove i genitori erano partiti qualche anno prima. Nel 1914, alla scuola di piloti civili di Mirafiori, ottiene il brevetto. Un problema cardiaco fa sì che alla visita di leva venga riformato, ma allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nonostante il suo problema di salute, viene arruolato, data la penuria di piloti, nel Battaglione aviatori come volontario. Dopo l’addestramento, il 1° settembre 1915 ottiene il brevetto di pilota militare, con il grado di Aspirante, e viene assegnato alla Prima Squadriglia Caccia, dove diventa compagno di reparto di Francesco Baracca. Il 2 aprile del 1916 abbatte il primo aereo nemico (la prima vittoria italiana in una battaglia aerea) che però cade oltre il confine dell’Isonzo e pertanto il suo “primato” non viene omologato.
È l’inizio di una breve ma folgorante carriera di pilota da guerra, che gli fa meritare una decina di medaglie al valor militare. Più di trenta combattimenti aerei, diciassette nemici abbattuti e uno stile di battaglia che in un’occasione gli fanno ricevere, dopo una scontro sui cieli di Udine, i complimenti del re Vittorio Emanuele III e del generale Luigi Cadorna, che in quel momento si trovavano in città. Alcune sue imprese, ad anni di distanza, vengono ricordare tra le più grandi azioni di guerra sulle riviste specializzate. La sua carriera nell’esercito e la sua vita finiscono il 13 ottobre 1917, a soli 26 anni. Mentre si prepara a tornare a casa per una settimana di licenza, viene richiamato in servizio come scorta ad un aereo in missione fotografica. Un incarico non particolarmente complesso che però, già pregustando il calore della famiglia, svolge di controvoglia. Il suo aereo va in stallo in fase di decollo: per lui non c’è nulla da fare. Viene sepolto nel cimitero di Udine ma dopo pochi anni le sue spoglie raggiungono la tomba di famiglia, a San Maurizio. A lui è stato intitolato l’aeroporto militare di Brescia – Ghedi oltre ad una via nel centro cittadino di San Maurizio.
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