VOLPIANO – Il titolo, “Le mie due guerre”, potrebbe in prima battuta, far pensare ad un libro di memorie di guerra. A fare chiarezza, sintetizzando in poche righe in contenuto delle 180 pagine, il sottotitolo: “Ho denunciato la ‘Ndrangheta. Ho combattuto da solo. Ho vinto”.
Dieci parole che raccontano gli ultimi anni di Mauro Esposito, architetto e imprenditore casellese che ha scelto di non piegarsi alla criminalità organizzata, denunciando boss e gregari, ricevendo in cambio minacce, a lui e alla sua famiglia, e l’indifferenza della burocrazia e dello Stato, rimasto lontano da questa vicenda troppo a lungo. Il libro è il racconto in prima persona del protagonista di questa storia, una persona normale diventata sua malgrado testimone di giustizia per smascherare la mafia degli appalti truccati e dei soldi facili che teneva in pugno Torino. La sua testimonianza ha portato a 19 condanne, e alla scoperta di un mondo nascosto, nel quale è difficile riuscire a distinguere gli amici dai nemici, le persone per bene da quelle che così per bene non sono.
Esposito, dialogando con la giornalista Nadia Bergamini, ha raccontato il suo libro, e quindi la sua esperienza, venerdì scorso, in biblioteca, nell’ambito della rassegna “Incontro con l’autore”. Una storia che parte nell’ormai lontano 2005 con l’incarico per la progettazione di un intero isolato, a Rivoli. Un incarico come tanti, che però ben presto si trasforma in un incubo fatto di minacce, di paura. In incubo che dura parecchi anni prima che, nel 2014, con l’inchiesta San Michele, Esposito riesca ad uscire da questa vicenda a testa alta, riprendendo la sua vita e la sua attività. Prima che lo Stato si accorga di lui e di quanto aveva fatto. Prima che enti, associazioni, privati cittadini si stringano attorno a lui e alla sua vicenda.