LOMBARDORE – E dopo il parco fotovoltaico previsto sul territorio di Lombardore (e San Benigno) al di fuori della Vauda, si torna a parlare di pannelli anche all’interno della Riserva.
A lanciare l’allarme, Ezio Lorenzetti, del “Movimento spontaneo canavesano tutela ambiente – Amici del parco della Vauda”: «Dobbiamo tornare a vigilare con attenzione sulla Riserva, dal momento che si stanno facendo avanti nuovi interessi speculativi che, con la menzogna di risolvere i problemi energetici e con l’illusione dell’agrivoltaico, creano nuovi argomenti per installare il fotovoltaico all’interno della Riserva».
Teorie che si fondano su due argomenti: il primo è lo stato di grave e miope abbandono in cui verserebbe la Riserva: «Ma chissà se si riferiscono a tutti i 2.800 ettari della Vauda, o solo ai due metri bordo strada che si vedono passando in auto – spiega – E chissà se conoscono il significato della parole italiane, e in particolare modo il termine “Naturale” che con sui si identifica la Riserva Naturale della Vauda». E poi l’utilizzo dell’agrivoltaico come possibilità di coesistere con la biodiversità presente sul territorio: «In questo modo si dimostra quantomeno carenza di informazione – aggiunge Lorenzetti – Il fatto che i pannelli fotovoltaici vengano installati su supporti che li distanziano di alcuni metri da terra non è ininfluente sulla flora e neppure sulla fauna.
Oltre ad una maggiore ombreggiatura e una maggiore umidità, vista l’estensione che l’impianto dovrebbe avere per produrre qualche chilowattora, costituirebbe un grave pericolo per l’avifauna, specialmente se migrante. Senza dimenticare le strade che dovranno essere realizzate per permettere il passaggio dei mezzi pesanti per il trasporto e l’installazione dei pannelli, quelle realizzate per provvedere alla manutenzione che avverrà con l’uso di sostanze chimiche che, ovviamente, cadranno sul terreno. Inoltre ci saranno cabine in calcestruzzo per ospitare le necessarie apparecchiature elettroniche e scavi per interrare i cavi con terra di risulta, che andrà ad incidere negativamente sul terreno naturale, e che verrà trasportata e distribuita chissà dove. Per non parlare della ferita al paesaggio. Per questo bisogna vigilare, ed essere pronti a lottare una volta in più per la nostra bella Vauda».
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