LOMBARDORE – Gli scavi, iniziati settimane addietro sull’area deputata ad ospitare l’impianto fotovoltaico, si sono conclusi. Si trattava di un atto propedeutico all’autorizzazione richiesto alla ditta che si è proposta per realizzare l’impianto, e cioè ottenere il benestare della Soprintendenza.
Benestare che sarebbe arrivato solo dopo aver appurato che sotto quei prati non ci fossero reperti di interesse storico. Di qui gli scavi che hanno interessato vari punti degli appezzamenti interessati. I risultati, stando a quanto emerso sino ad ora informalmente, non faranno la gioia di coloro, privati cittadini e associazioni, contrari all’installazione dei pannelli. In buona sostanza non sono emersi reperti di particolare interesse. L’unico ritrovamento riguarda tracce ascrivibili ad una fornace del ‘700: nulla di nuovo, quindi, dal momento che è cosa nota che in quella zona si sfornassero mattoni, e soprattutto nulla di così antico da creare un ostacolo alla realizzazione dell’impianto.
«Quanto emerso sta a significare che tradizionalmente buona parte di questi campi sono sempre stati desinati alla coltivazione del grano – spiega Ezio Lorenzetti, degli “Amici della Terra” – Quel grano che, in questo periodo storico, sta diventando un bene prezioso. E nonostante tutto si pensa di distruggere queste terre per installare dei pannelli fotovoltaici che potrebbero essere posizionati senza problema in altre zone già compromesse».
