IVREA / TORINO – Caos nelle carceri. Lo scorso 22 giugno, nel carcere di Ivrea, un detenuto straniero, che pretendeva di essere accompagnato in Ospedale, al diniego, ha rovesciato all’improvviso la scrivania e colpito senza alcun motivo i due Agenti di Polizia penitenziaria che cercavano di contenerlo. Lo stesso detenuto non è nuovo a episodi di gratuita aggressività. Gli Agenti sono stati entrambi accompagnati al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Ivrea per le cure
del caso e dimessi uno con dieci giorni (10) di prognosi, l’altro con cinque (5) giorni s.c..
Episodio analogo si era verificato un paio di giorni prima al carcere di Torino, dove un detenuto straniero aveva dapprima devastato la cella rompendo i sanitari e con le schegge di ceramica si era procurato tagli sulle bracci e sul collo, gettando poi sangue addosso ad un agente in servizio. Nei giorni precedenti aveva devastato altre celle. L’Agente, che è stato anche colpito a ginocchiate e spintoni, è stato portato al Maria Vittoria per le cure e gli accertamenti del caso.
A denunciare gli episodi è l’O.S.A.P.P. – (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) per voce del Segretario Generale Leo Beneduci.
“Quanto accaduto, è da ritenersi di estrema gravità; i penitenziari da tempo sono nel completo ‘caos’ organizzativo sia in ordine al trattamento ed ai rapporti con la locale popolazione detenuta, spesso fuori controllo, sia riguardo alla gestione del Personale di Polizia penitenziaria soggetto a carichi di lavoro oltre i limiti ed a continui tensioni e rischi, nel più totale silenzio degli organi dell’Amministrazione penitenziaria e del Dicastero della Giustizia.
Occorre dotare gli Agenti di strumenti idonei quali taser o altri mezzi a tutela dell’incolumità fisica. Della massima urgenza, quindi – conclude Beneduci – il diretto e risolutivo intervento del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Carlo Renoldi e del Ministro della Giustizia Marta Cartabia, affinché assicurino l’immediato ripristino delle regole di legalità e di civile convivenza nelle strutture, in cui il personale di Polizia penitenziaria subisce la quotidiana ed ingiustificata “tortura” di gravi offese morali e fisiche e di continui disagi lavorativi, peculiarità di un sistema oramai caratterizzato dall’assenza di risultati verso una maggiore sicurezza interna ed esterna nell’interesse della Collettività.”
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