MAPPANO – È una sorta di paese nel paese, il comprensorio delle case Cit, dove le cose funzionano diversamente rispetto al resto di Mappano. Dove una signora col carrello della spesa cade nel cortile interno, inciampandosi perché la pavimentazione è sconnessa da tempo e mai risistemata nonostante le numerose segnalazioni, ed è costretta ad andare in ospedale. Dove quando piove l’acqua entra in casa e alimenta la muffa sulle pareti che rendono l’ambiente in cui vivere decisamente poco sano.
Oppure trasformano gli ingressi in fiumiciattoli, tali da richiedere l’ausilio delle motopompe per consentire ai residenti di entrare in casa. Una situazione che perdura da anni, e che nonostante lamentele, incontri, raccolte di firme, non è mai cambiata. Al punto da mettere a dura, durissima prova la pazienza dei residenti. Ormai arrivata alla soglia dell’esaurimento anche a causa delle ultime vicende: «Ci era stato assicurato che questo complesso sarebbe stato il primo ad essere interessato dagli interventi legati al 110 per cento – spiegano dal comitato – Ci contavamo, per il rifacimento della facciata, dal momento che l’intonaco in alcuni punti si stacca e cade rischiando di colpire qualcuno, e la sistemazione degli infissi. Non vogliamo passare un ulteriore inverno costretti a mandare la caldaia, obsoleta, al massimo per avere una temperatura interna accettabile, vista la dispersione di calore da porte e finestre e visto che, con i rincari che ci sono stati e che ci saranno, il costo per il riscaldamento sarà davvero esorbitante».
Anche perché di soldi dalla finestra alcuni inquilini ne hanno già buttati parecchi: «Ci era stato proposto di acquistare gli appartamenti – aggiungono – Qualcuno si era attivato con le banche, con i periti, per procedere all’acquisto. Me poi non se n’è fatto più nulla. E i soldi spesi per queste pratiche sono andati persi. Ora lavoreremo per chiedere un ulteriore incontro con i vertici delle Case per avere chiarimenti, e cercare di far valere le nostre ragioni per delle abitazioni dignitose». Ma i motivi di insoddisfazioni non si fermano alla casa: escono dal cortile e raggiungono via Torrazza: «Che è stata riasfaltata, ma non nell’ultimo tratto. E nel fare i lavori sono stati anche ricoperti alcuni tombini che dovranno essere riaperti, mentre altri non stati ripuliti e alle prime piogge intense non riusciranno a smaltire l’acqua. Cose già viste in questa zona. Per non parlare dei marciapiedi, sconnessi, che creano non pochi problemi a chi deve spostarsi con la sedia a rotelle e possono far inciampare tutti coloro che passano di qui».
E dai marciapiedi alle aree verdi: «Che nessuno controlla. Con il risultato che c’è sempre qualche incivile che porta a passeggio il cane e non raccoglie le sue deiezioni e tutte le conseguenze spiacevoli facilmente immaginabili per i bambini che vogliono giocare in quelle zone – proseguono – E ancora: alberi potati e la ramaglie abbandonate vicino alle piante, panettoni spostati e aree zebrate non più disegnare, e quindi problemi alla sosta. Ci sentiamo davvero cittadini di serie B». Insomma, in quel paese nel paese che è la zona di via Torrazza, dove le cose funzionano diversamente rispetto al resto di Mappano, i motivi per essere arrabbiati non mancano. E le battaglie da portare avanti nemmeno.
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