TORINO – Costituivano società fittizie che avevano l’unico scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti, ottenerne il pagamento e retrocedere il denaro alle imprese beneficiarie della frode dietro la corresponsione del 5% dell’imponibile indicato nella fattura, affinché queste ultime potessero ottenere indebiti risparmi d’imposta milionari.
È ciò che ha scoperto la Guardia di Finanza di Torino, coordinata dal Procuratore Aggiunto, Marco Gianoglio e diretta dal Pubblico Ministero, Francesca Traverso, della locale Procura della Repubblica, al termine di una complessa attività investigativa durata due anni, anche mediante intercettazioni telefoniche e telematiche, nei confronti di un nutrito sodalizio finalizzato alla sistematica evasione delle imposte.
Già nel 2015, l’associazione aveva acquisito un impianto di trattamento dei rifiuti, tali si considerano i rottami ferrosi non ancora trattati, a copertura del sistema fraudolento, costituendo, parallelamente, diverse aziende cartiere e “filtro” che si sono dedicate, stabilmente, alla fraudolenta attività di emissione di fatture per operazioni inesistenti per quasi di 18 milioni di euro. Al contempo, i membri dell’organizzazione coordinavano un drappello di individui incaricati, con costanza e senza soluzione di continuità, di recuperare il denaro corrisposto dalle società beneficiarie della frode, prelevandolo in contanti presso i vari uffici postali dove erano stati accesi specifici conti correnti, retrocedere le somme decurtate del compenso illecito (“…ti ho portato i pezzettini di metallo da esaminare…”, affermavano gli indagati intercettati), redigere documentazione fiscale ed amministrativa fittizia nonché di “arruolare” nuove “teste di legno”.
In relazione al settore dei rottami ferrosi, la disciplina nazionale ai fini dell’imposta sul valore aggiunto ha previsto, quale meccanismo di difesa alle frodi fiscali, la c.d. “inversione contabile”, per cui la fattura viene emessa dal cedente senza addebito dell’I.V.A., ex art. 74 del D.P.R. n. 633/1972, divenendo l’acquirente soggetto passivo dell’imposta. In tali casi, l’utilizzo da parte di quest’ultimo di fatture false, pertanto, non consente di esercitare il diritto alla detrazione dell’IVA.
Dal lato delle imposte dirette, invece, il cessionario che si avvale di fatture per operazioni inesistenti indica nella dichiarazione dei redditi costi di acquisto del tutto fittizi, procede alla liquidazione e determina fraudolentemente un imponibile inferiore rispetto a quello effettivamente dovuto.
Nel corso delle indagini i finanzieri del 1^ Nucleo Operativo Metropolitano del Gruppo Torino si sono trovati di fronte ad un’articolata struttura, composta da ben 17 aziende e 22 individui, che inscenava come avvenute operazioni di commercializzazione dei rifiuti mai realmente avvenute. Si pensi ad aziende prive di sostanza economica, a magazzini affittati ma sprovvisti di merce, a mezzi di trasporto che ivi permanevano per simulare operazioni di scarico/carico, alle migliaia di documenti fiscali ed amministrativi falsi emessi ed annotati nelle scritture contabili, ai pagamenti realmente eseguiti, tranne, poi, prelevare il denaro e retrocederlo, nascondendolo all’interno delle aziende in luoghi originali (ad esempio, boiler delle caldaie, vaschette dei bagni inutilizzabili), decurtato del 5% dell’imponibile quale compenso per la costruzione e la gestione del sistema fraudolento.
Tre degli indagati, peraltro, percepivano il reddito di cittadinanza.
Al termine delle investigazioni, il magistrato inquirente, tenuto conto della gravità delle condotte, ha chiesto ed ottenuto dal Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale del capoluogo piemontese l’emissione dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari personali nei confronti di 8 persone, di cui 5 agli arresti domiciliari e 3 con obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria, nonché il sequestro di beni per quasi 3,5 milioni di euro, corrispondenti al compenso fraudolento percepito ed alle imposte evase.
Le Fiamme gialle torinesi, nel corso dell’esecuzione del provvedimento, hanno perquisito abitazioni ed aziende in vari comuni della provincia di Torino e nella città di Lamezia Terme, sequestrato disponibilità finanziarie e beni per oltre 2,5 milioni di euro nei confronti delle 10 società utilizzatrici delle fatture per operazioni inesistenti, i cui rappresentanti sono stati indagati a piede libero, e per oltre 800 mila euro, provento illecito per l’emissione delle fatture false e per l’organizzazione della frode, nei riguardi delle 3 imprese emittenti i documenti fiscali mendaci, i cui 8 rappresentanti, sia “formali” sia reali, sono stati attinti anche dalle misure cautelari personali.
L’odierna operazione della Guardia di Finanza di Torino si inserisce nel quadro delle rinnovate linee strategiche dell’azione del Corpo volte a rafforzare l’azione di contrasto alle condotte illecite connotate da maggiori profili di insidiosità e gravità, mediante l’integrazione delle funzioni di polizia economico-finanziaria a competenza generale con le potestà di polizia giudiziaria cui associare, sistematicamente, il ricorso all’aggressione dei patrimoni illecitamente costituiti, di modo da incidere concretamente sulla diffusione dell’illegalità fiscale, aumentare la deterrenza nella lotta all’evasione e incrementare l’effettivo recupero del gettito, a salvaguardia dell’Erario, degli imprenditori onesti e, quindi, del regolare andamento dell’economia.
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