RIVAROLO CANAVESE – Presso la scuola dell’infanzia situata in via Bicocca a Rivarolo Canavese, è stato accertato un caso di scabbia.
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La dirigente scolastica, Brunella Buscemi, ha inviato un comunicato a tutti i genitori, pregandoli di osservare attentamente la cute dei propri figli e di farli controllare urgentemente dal medico curante in caso di intenso prurito (soprattutto di notte); ingiustificati arrossamenti o lesioni cutanee o presenza di papule o vesciche.
Si procede intanto con la disinfestazione dei locali. Ieri i bambini sono stati fatti uscire all’ora di pranzo dalla struttura, ed è stato chiesto alle famiglie di portare a casa la biancheria che solitamente viene lasciata a scuola (lenzuola, bavaglini…).
Altri due casi si sono verificati a Leini nella scuola dell’infanzia di via Dogliotti e nella primaria di Frazione Tedeschi. Anche qui la Dirigente Scolastica, Antonina Viola, ha inviato analoga missiva alle famiglie.
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SCABBIA (MINISTERO DELLA SALUTE)
La scabbia è un’infestazione dovuta a un acaro parassita, lo Sarcoptes scabiei var. homini. Il suo ciclo evolutivo si compie interamente nell’uomo: dopo l’accoppiamento il maschio adulto rimane sulla cute mentre la femmina depone le uova sotto la superficie cutanea, dove vive in genere 30 giorni. Le larve attive emergono dopo 3-4 giorni e invadono la cute circostante, che appare arrossata e rilevata. Il sintomo più comune è il prurito intenso.
Il trattamento della scabbia è facile ed efficace; si basa su terapie orali o sull’applicazione di prodotti che uccidono l’acaro responsabile (acaricidi).
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La terapia di prima scelta è a base
di permetrina al 5% in crema da applicare su tutto il corpo
e da rimuovere con acqua dopo 8-14 ore. In genere la terapia viene
ripetuta a distanza di una settimana.
E’ importante evitare il
bagno caldo prima di applicare il trattamento sulla cute perché il
bagno caldo, favorendo la dilatazione vascolare, favorisce
l’assorbimento dell’acaricida e il suo passaggio nel circolo
sistemico, rimuovendolo dalla sede di azione cutanea e aumentando il
rischio di effetti indesiderati sistemici.
In alcuni casi può essere raccomandata invece della terapia locale una terapia per bocca. Il principio attivo usato in questi casi è l’ivermectina.
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Al termine della cura può persistere il prurito (anche 15 giorni dopo la terapia) perché il trattamento uccide l’acaro ma il suo corpo rimane nella cute e continua a creare uno stimolo allergico. In questi casi il medico prescriverà un farmaco per il controllo del prurito. Per trattare il prurito si può ricorrere a emollienti in maniera intensiva oppure può essere necessario cambiare la terapia acaricida. Si consiglia di non ricorrere a docce troppo frequenti perché l’uso dei detergenti potrebbe seccare la cute peggiorando la sensazione di prurito.
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Per prevenire un’epidemia si raccomanda di evitare il contatto diretto con le persone infestate. Inoltre è opportuno trattare tutti i familiari, chi abita nello stesso locale e il partner sessuale, anche se apparentemente queste persone non manifestano i sintomi della malattia. Inoltre andrebbero trattate le persone a stretto contatto con il nucleo familiare infestato, amici molto stretti, collaboratrici domestiche o compagni di classe dei figli, se frequentano la casa.
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