Il processo di semplificazione per i Comuni deve poter essere esteso anche alle Province e alle Regioni. È quanto è emerso dall’audizione odierna alla Camera dei Deputati nell’ambito dell’esame della proposta di modifica della legge sullo status degli amministratori locali, cui ha partecipato l’Assessore al Personale e organizzazione della Regione Piemonte Marco Gabusi, in qualità di Coordinatore della Commissione Affari Istituzionali della Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome, insieme all’Assessore alla Programmazione economica della Regione Lazio Alessandra Sartore.
La proposta di legge C. 1356, che vede come primo firmatario l’onorevole biellese Roberto Pella, mira ad eliminare leggi obsolete attraverso le modifiche al testo unico sull’ordinamento degli enti locali (DL 18 agosto 2000, n. 267) e altre disposizioni in materia di status e funzioni degli amministratori locali, di semplificazione dell’attività amministrativa e di finanza locale.
«Questa proposta di legge sulla semplificazione – sottolinea l’assessore Gabusi – è pensata per i Comuni, ma presenta molte note positive che vorremmo fossero estese anche alle Regioni. Il parere delle Regioni sulla proposta è senza dubbio positivo e potremo dare il nostro contributo per portare ulteriori miglioramenti dopo la Conferenza Stato Regioni. È fondamentale che si metta mano al sistema delle autonomie locali con particolare attenzione al ruolo e alla governance delle Province, lasciate in questi anni in un limbo pericoloso in seguito alla legge Delrio, che costringe ad azioni molto più articolate rispetto a quelle dei Comuni. L’occasione di una proposta legislativa che semplifica la vita ai piccoli Comuni deve tenere conto della necessità di avere poche norme ma anche di avere un interlocutore come la Provincia che li mette in contatto con la Regione e i Ministeri».
Il Piemonte rappresenta un esempio calzante per la proposta di legge. «Ci sembra importante – ha aggiunto l’assessore Gabusi – che dall’aula del Parlamento nasca un ragionamento sugli enti locali e si vada ad intervenire su una materia che coinvolge anche indirettamente, ma in maniera pesante, l’attività amministrativa delle Regioni. ln Piemonte, che conta ben 1.200 amministrazioni comunali, ci rendiamo perfettamente conto di cosa vuol dire applicare vecchie norme per un piccolo Comune che spesso, non solo non ha la figura dell’amministratore finanziario, ma ha un solo dipendente per 7 o 8 ore alla settimana, che si occupa veramente di tutto. È impensabile che un sindaco di un paese di 2/300 persone essere responsabile della firma di un TSO quando questo tocca la sua coscienza e può non avere le competenze tecniche per farlo».
Il progetto di legge ripropone le posizioni dell’Associazione nazionale comuni italiani, già sottoscritto da tutti i sindaci dei comuni capoluogo e da oltre 2000 sindaci di comuni medio-piccoli e si concentra sull’obiettivo di alleggerire i sindaci da una serie di adempimenti e dall’esercizio di poteri spesso ereditati da fasi storiche dell’ordinamento e legati al tradizionale cumulo nella figura del sindaco della veste di rappresentante della comunità locale con quella di ufficiale di governo e autorità in materia sanitaria.
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