RIVAROLO CANAVESE – Il Cai di Rivarolo approda a Trento con una mostra su Don Solero (FOTO)

L'interessante figura del sacerdote verrà illustrata in un libro

RIVAROLO CANAVESE – Il Club Alpino Italiano, sezione di Rivarolo Canavese, approda a Trento, e in particolare al “Trento Film Festival – Montagne e culture”.

Il Cai rivarolese ha allestito a Trento, presso Palazzo Geremia, una mostra dedicata a “Don Piero Solero, Cappellano del Gran Paradiso 1911 – 1973 alpino, alpinista, fotografo e scrittore”.

L’inaugurazione si terrà il 27 aprile alle 15 e resterà aperta al pubblico fino al 5 maggio (orario 10 -13; 15 – 19).

Il Club Alpino locale sta inoltre preparando un volume su Don Solero, che verrà presentato all’Assemblea Annuale GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna) di giugno.

UN ACCENNO DI BIOGRAFIA DI DON SOLERO, SCRITTA DA ADOLFO CAMUSSO, MARIO MERLO, STEFANO MERLO, CAI RIVAROLO

La selezione di fotografie presentate nella mostra ha lo scopo di ricordare la personalità e l’attività di un’interessante figura di sacerdote ben conosciuto in numerosi ambienti. Nato a Tonengo di Mazzè, figlio unico di una famiglia di agricoltori, fu avviato al seminario di Ivrea. Qui ebbe come insegnante don Dionisio Borra, futuro vescovo di Fossano, che fu il fondatore, nel 1923, della sezione eporediese della Giovane Montagna: quasi tutti i seminaristi venivano avviati alla montagna e all’arrampicata. La pratica alpinistica di un buon numero di loro (abituali furono le ascensioni di Monviso, Monte Rosa, Cervino, Monte Bianco e Gran Paradiso) fu la fucina in cui si forgiarono parecchi futuri sacerdoti che, attraverso gli oratori, avvicinarono alla montagna moltissimi giovani.

Dalla cascina paterna, nell’ampia pianura, si staglia evidente in cerchio la catena delle Alpi Occidentali, dalla parete nord del Monviso a quella est del Monte Rosa (al centro emerge la mole del Gran Paradiso con la schiera delle vette minori); se non fu questo spettacolo a influenzare la sua attività alpinistica, è evidente però che ne accentuò l’interesse.

Ordinato sacerdote il 14 luglio 1935 fu destinato come vice parroco a Castellamonte, uno degli ultimi paesi di pianura ai piedi delle montagne, a poca distanza dall’imbocco della Valle dell’Orco, sul versante meridionale del Gran Paradiso; l’8 luglio 1936 fu trasferito a Noasca a 1050 m dove trascorse l’inverno e da cui sovente raggiungeva i 1600 m di Ceresole Reale. Svariate immagini lo ritraggono in tonaca e con gli sci ai piedi o vicino a cascate di ghiaccio con enormi stalattiti.

Successivamente gli fu assegnata la conduzione della Cappella di Rosone, a 715 m, sottoposta alla Parrocchia di Locana (ne era reggente don Giacomo Macario che fu socio del GISM). Fu questa la sistemazione a lui più confacente, allo sbocco del selvaggio Vallone di Piantonetto, allora servito solamente da mulattiere e sentieri per raggiungere le svariate piccole località abitate permanentemente.

La disponibilità di tempo e l’entusiasmo nel soggiorno in Valle dell’Orco gli permise di compiere numerose salite alpinistiche (almeno 20 nuove ascensioni e alcune impegnative “prime” invernali, escludendone le minori), molte volte in solitaria, altre convincendo giovani montanari ad accompagnarlo, con disappunto delle loro famiglie che non concepivano tali interessi.

Nel dopoguerra continuò l’attività con salite su tutto l’arco alpino, accompagnando gli alpini in esercitazione.

SCORRERE PER GUARDARE ALCUNE DELLE FOTO IN MOSTRA

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