TORINO – Il 1° marzo ricorre il novantesimo anniversario dell’uscita del primo numero della rivista piemontese “Ij Brandé”, promossa dagli scrittori Pinin Pacòt (al secolo Giovanni Pacotto, nato a Torino nel 1899, morto a Castello di Annone nel 1964), Vigin Fiochet (Alfredo Formica) e Oreste Gallina (nato a Mango nel 1898 e morto ad Arona nel 1985).
La rivista segnò la rinascita della coscienza culturale e linguistica del Piemonte. Nell’Italia ormai fascista e fascistizzata non era facile parlare di culture regionali e coltivare le lingue madri delle comunità locali.
I 90 anni della rivista “Ij Brandé” saranno celebrati mercoledì 1° marzo alle 17 nella Sala Consiglieri di Palazzo Dal Pozzo Cisterna, sede della Città metropolitana di Torino, per iniziativa di Giôventura Piemônteisa-Movimento nazionale per l’identità piemontese.
All’evento, patrocinato dalla Città Metropolitana di Torino, parteciperanno i maggiori esperti di letteratura piemontese e i testimoni della stagione culturale e letteraria aperta novant’anni orsono con l’uscita della prima serie della rivista e con la costituzione della “Cômpania dij Brandé”.
La recitazione di alcuni dei testi più significativi degli autori piemontesi del Novecento aiuterà a comprendere lo spessore letterario di un movimento intellettuale che pose ancora una volta il Piemonte e la sua lingua al centro dell’Europa.
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Non è difficile ipotizzare che i promotori della rivista intitolata ai “Brandé” – che nella lingua piemontese sono gli alari che custodiscono il fuoco, simbolo della lingua che non si deve spegnere – fossero guardati con un certo sospetto dalle autorità dell’Italia mussoliniana. Quel foglio e gli articoli che vi comparivano sono all’origine di tutte le successive iniziative per la salvaguardia della lingua e dell’identità piemontese. A partire dagli anni Trenta del Novecento si può parlare di una vera e propria fioritura letteraria piemontese: poesie, racconti, saggi e testi teatrali ben lontani dal cliché del localismo e del provincialismo; eredità di una lingua e di una letteratura millenaria e antica quanto quella italiana e quella provenzale. Il testimone di Pinin Pacòt e dei cofondatori de “Ij Brandé” venne raccolto da Camillo Brero e da studiosi che nel secondo dopoguerra si impegnarono nello studio dell’evoluzione delle parlate piemontesi e delle loro espressioni letterarie e nella difesa del patrimonio culturale piemontese.
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