ECONOMIA – VITELLI: NO ALL’AUMENTO RETROATTIVO

ECONOMIA – “Un emendamento alla Legge di Stabilità per dire no all’aumento della retroattività dell’aumento Irap e per ridare fiducia alle imprese e ai lavoratori autonomi che vogliono ancora investire in Italia”. A dichiararlo  l’onorevole Paolo Vitelli, responsabile per lo Sviluppo Economico di Scelta Civica.

Spiega l’esponente centrista: “Scelta Civica, col contributo di altre forze politiche, ha presentato un emendamento volto a correggere uno dei punti deboli della Legge di Stabilità: l’aumento dell’aliquota IRAP dal previsto 3,5% al 3,9%, con effetto retroattivo sull’anno fiscale 2014. Si tratta di un punto rilevante: un aumento retroattivo, infatti, può avere effetti fortemente negativi sulla fiducia e sulla volontà di investire da parte di imprese e lavoratori autonomi, dal momento che sarebbe lo stesso legislatore fiscale a introdurre un elemento aggiuntivo di incertezza e confusione. Il nostro emendamento propone che sia previsto un abbassamento dell’aliquota IRAP dal 3,9% al 3,62% (e un abbassamento corrispondente per le aliquote speciali) e che l’onere derivante da tale riduzione  sia coperto con le risorse ottenute da un taglio consistente dei sussidi alle imprese. Peraltro una scelta, in controtendenza rispetto alla prassi parlamentare, non si tratta infatti di un taglio lineare bensì di una riduzione basata sulla valutazione dell’utilità o meno di tali sussidi per il sistema economico”.

E’ stato infatti messo a punto, dall’Ufficio studi diretto dal Prof. Puglisi, un metodo di analisi che prevede i seguenti criteri: il taglio del sussidio è tanto maggiore quanto più antico è il sussidio, quanto meno esso è indirizzato allo sviluppo e alla redistribuzione del reddito, e quanto più esso è finalizzato alla sola copertura di perdite per le imprese beneficiate.

“La ratio economico/politica dell’emendamento” conclude Vitelli “ è chiara: tagli generalizzati alla pressione fiscale a cui sono sottoposte le imprese devono essere finanziati da tagli razionali ai sussidi, cioè a trasferimenti di cui beneficiano un sottoinsieme ristretto di imprese in modo spesso schizofrenico”.

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