“Debolezza persistente dell’economia dell’Eurozona” e “rischi al ribasso” legati a un “rallentamento che riflette la debolezza del commercio globale e le prolungate incertezze”. Questo il quadro attuale che ha portato la Bce a rivedere al ribasso le stime di crescita dell’Eurozona per quest’anno, con una previsione all’1,1%, e per il 2020, stimato a +1,2%. Mentre per il 2021 la previsione è di una crescita dell’1,4%, ha annunciato il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi in conferenza stampa al termine della riunione del Consiglio direttivo.Di qui la decisione, una delle tante adottate nella riunione del Consiglio direttivo, di tagliare il tasso sui depositi di 10 punti – portandolo così a -0,50% – lasciando però invariati quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale che restano allo 0,00% e allo 0,25%. E’ stato inoltre deciso far ripartire gli acquisti del Quantitative Easing: infatti nella riunione del Consiglio direttivo che si è appena conclusa è stato deciso di ripristinare dal 1° novembre gli acquisti di asset a un livello pari a 20 miliardi al mese. Peraltro il Consiglio non fornisce alcuna scadenza per questo nuovo programma spiegando che “si aspetta che prosegua il più a lungo possibile per rafforzare l’impatto accomodante dei tassi ufficiali”. La conclusione del programma – si precisa – sarà decisa “poco prima che la Bce riprenda a rialzare i propri i tassi di interesse”.
Assieme all’annuncio del nuovo QE, la Banca centrale europea ha confermato – per i titoli già acquistati nei precedenti programmi – l’intenzione di reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma di acquisto di attività per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario.
“Il Consiglio direttivo della Bce ha ribadito l’orientamento molto accomodamente per un lungo periodo di tempo”, ha sottolineato Draghi tracciando lo scenario della riunione del Board: nel Consiglio direttivo c’è stata una “unanimità sulla visione che la politica fiscale dovrebbe diventare lo strumento principale per aumentare domanda”, un “pieno accordo sulla necessità di agire, ma differenze sulla valutazione della gravità dello scenario” con “qualche membro che ha detto ‘aspettiamo e vediamo, ma il Consiglio ha deciso di agire ora”. E ha spiegato come ci sia stato anche “un ampio accordo sulla forward guidance, sui tassi e sulle Tltro”. “C’è stata più diversità di vedute”, secondo la descrizione di Draghi, nella valutazione se fosse “appropriato” riprendere gli acquisti del Quantitative Easing: “Non c’è stato bisogno di votare, vista l’ampia maggioranza”.
Il Consiglio direttivo della Bce, ha sottolineato ancora Draghi, “continua ad essere pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, a seconda dei casi, per garantire che l’inflazione si muova verso il suo obiettivo in modo sostenuto, in linea con il suo impegno”. “Alla luce dell’indebolimento delle prospettive economiche” nell’area dell’euro “i governi con margini di manovra nei conti pubblici dovrebbero agire in modo efficace e tempestivo”, ha aggiunto il presidente della Bce affermando poi: “Nei paesi in cui il debito pubblico è elevato i governi devono perseguire politiche prudenti che creeranno le condizioni affinché gli stabilizzatori automatici possano operare liberamente. Tutti i paesi dovrebbero intensificare gli sforzi per ottenere una situazione dei conti pubblici più favorevole alla crescita”.
La Bce sa che ci sono “preoccupazioni” in alcuni settori per le decisioni che adotta e “dovremmo essere consapevoli dei loro effetti collaterali. Ma li monitoriamo attentamente”, ha detto ancora Draghi aggiungendo: “Le nostre decisioni non sono state motivate dall’intenzione di preparare il terreno al mio successore. La decisione è stata presa seguendo elementi obiettivi: l’indebolimento delle prospettive economiche che sono più nette del previsione, una revisione al ribasso delle stime sull’inflazione e la persistenza di incertezze. Questi sono gli elementi alla base della nostra decisione”.
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