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TORINO – Partito il tavolo tecnico della variante “Lombardore-Salassa”

Si è aperta ieri la trattativa tra Città Metropolitana e Coldiretti sul tracciato della variante (che si è dimostrata molto soddisfatta)

TORINO – Si è tenuto ieri pomeriggio, lunedì 23 gennaio, il tavolo tecnico organizzato dal Vicesindaco Metropolitano Jacopo Suppo per l’adeguamento del progetto esistente della Variante Lombardore-Salassa alla 460, elaborato da uno staff tecnico appositamente predisposto, grazie al finanziamento che la Città Metropolitana ha ottenuto dalla Regione Piemonte e che, nei prossimi giorni, saranno oggetto di un confronto tra la stessa Città Metropolitana, il gruppo di Sindaci canavesani coordinato dal primo cittadino di Front, Andrea Perino, e Coldiretti Canavese. Tutti gli interlocutori sono impegnati ad individuare nel minor tempo possibile tutte quelle soluzioni tecniche che possono limitare l’impatto logistico ed economico della Variante sulle aziende agricole interessate dal tracciato.

I progettisti incaricati dalla Città metropolitana hanno spiegato che il tracciato individuato è il risultato di studi effettuati negli anni scorsi e di un’attenta analisi dei flussi di traffico attuali e ipotizzabili nei prossimi anni, sia sulla 460 che sulla viabilità provinciale che la incrocia facendovi confluire o raccogliendo flussi di veicoli. L’obiettivo della Variante è quello di liberare dal traffico pesante i centri abitati attualmente interessati dal traffico pesante nel tratto che da Lombardore sale verso Salassa, consentendo una più agevole circolazione dei veicoli industriali utilizzati per consegnare materiali negli stabilimenti industriali della zona e prelevare prodotti semilavorati o finiti nei medesimi stabilimenti.

I dati sui flussi di traffico analizzati dai progettisti dimostrano che le arterie stradali esistenti non riescono a sopportare un’intensità di transito che è destinata ad aumentare, a dipendenza dallo sviluppo delle attività industriali. La saturazione non sarebbe superabile adeguando l’attuale 460, perché non è possibile attraversare centri abitati con una strada che in alcuni tratti dovrebbe diventare a corsie separate. Ripercorrendo metro per metro il tracciato ipotizzato nello studio di fattibilità, un agronomo che fa parte del gruppo dei progettisti ha già individuato alcuni possibili accorgimenti per diminuire l’impatto della nuova viabilità sulle colture agricole e per migliorare il reticolo delle canalizzazioni ad uso irriguo: ad esempio, sottopassi, nuove viabilità interpoderali, canali di irrigazione impermeabilizzati. La messa in sicurezza del territorio attraversato dal torrente Malone è un altro dei temi all’attenzione dei progettisti.

Città metropolitana, Sindaci del Canavese e Coldiretti concordano infine sull’importanza di una corretta valutazione del valore dei terreni che saranno espropriati e del danno aziendale che dovrà eventualmente essere compensato ad alcuni imprenditori agricoli: un tema non di stretta competenza della Città metropolitana, ma su cui è possibile avviare congiuntamente un confronto con la Regione Piemonte. A tal proposito si è espressa Coldiretti Torino che ha accolto con favore l’apertura al confronto da parte della Città Metropolitana. «La variante 460 da Lombardore a Salassa – ricorda il Presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – impatta gravemente sui terreni agricoli più fertili della zona e minaccia la produttività delle aziende agricole. Non siamo contrari alle opere viarie ma non accettiamo più che i progetti che impattano sul consumo di suolo vengano decisi senza il coinvolgimento degli agricoltori. Per questa nuova strada è accaduto esattamente così. Apprezziamo il cambio di atteggiamento da parte dell’ente metropolitano che promette di tenere conto delle osservazioni sollevate da Coldiretti Torino.

L’impatto principale è sul consumo di suolo ma ci sono rischi significativi anche sulla rete irrigua e sulla funzionalità idraulica delle aree di piena del Malone, inoltre registriamo impatti sulla viabilità interpoderale e sugli accessi ai terreni. I vertici politici della Città Metropolitana e i progettistici hanno mostrato interesse per queste osservazioni. Per gli agricoltori rimane fondamentale limitare al massimo il consumo di suolo fertile, non compromettere, anzi, migliorare la rete irrigua limitando al massimo gli sprechi di acqua, non impedire gli accessi ai campi (che non sono semplici “terreni” ma sono i luoghi di produzione degli agricoltori), e non ostacolare il deflusso delle acque di piena del Malone dai campi coltivati. Le aziende agricole non vogliono perdere la terra. Non accetteremo mai che questo patrimonio privato, ma nello stesso tempo, collettivo, che sono i campi fertili, sia ceduto a cifre che non tengano conto del valore produttivo dei terreni» ha concluso Mecca Cici.

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