TORINO – È stata una delle rare occasioni in cui il giornalismo si ferma a riflettere su sé stesso, sulla propria funzione, sulla propria credibilità. Del resto il titolo, “Si può avere ancora fiducia nelle tv e nei giornali in Italia?» la diceva lunga sul senso dell’incontro promosso da “Dinamiche sociali”, che ha riunito attorno ad un tavolo, venerdì sera, al collegio Artigianelli, Roberto Placido, presidente di “Dinamiche Sociali”; Roberto Tricarico, attualmente socio lavoratore del Caffè Roberto; Fabio Martini, giornalista de “La Stampa”, con la moderazione della giornalista Barbara Notaro Dietrich e l’introduzione di Umberto La Rocca, giornalista anch’egli.
Indubbiamente qualche colpa il giornalismo ce l’ha. A partire dal linguaggio spesso poco chiaro o comunque difficilmente comprensibile dai lettori cui si rivolge o vorrebbe rivolgersi. Ma ci sono anche esempi cui guardare, e che hanno fatto la storia dell’informazione: «Invito tutti a guardare una vecchia intervista fatta da Sergio Zavoli a Franco Bonisoli, uno dei partecipanti all’agguato di via Fani – ha spiegato Martini – Senza essere arrogante, senza dare giudizi, semplicemente facendo domande, incalzanti certo, ma sempre nel rispetto dei ruoli. Un modo di fare che oggi non si vede sempre più raramente». E poi, a complicare la situazione, il moltiplicarsi dei mezzi attraverso il quale il giornalismo si può esprimere; la mancanza di editori puri, cioè che si occupano esclusivamente di giornali; l’eccessiva spettacolarizzazione di un certo tipo di informazione (vedi talk show, e già dal nome si capisce che ha a che vedere con lo spettacolo); il sistema delle porte girevoli (giornalisti che si candidano in questo o quel partito per poi tornare, al termine del mandato, a fare il loro lavoro). Fattori che hanno portato, negli ultimi anni, ad una drastica diminuzione delle copie di giornali vendute in edicola, e ad un calo delle credibilità. Ma, per fortuna, accanto a tanti elementi negativi, rimangono la professionalità, la serietà, la correttezza a fare la differenza.