PIEMONTE – Le preoccupazione del Presidente regionale Giorgio Felici

"La salita del costo del credito aumenta la compressione della redditività determinata dalla pressione dei costi dell’energia e delle materie prime, e riduce la domanda per investimenti"

PIEMONTE – Qualche giorno fa la Banca centrale europea, di fronte ad una inflazione in Eurozona che si avvicina alla doppia cifra, ha definito un terzo rialzo di 75 punti base dei tassi di interesse ufficiali (dopo un primo incremento di 50 punti base in luglio e con un secondo di 75 punti base in settembre), e inoltre prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per assicurare il ritorno dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine.

«Siamo molto preoccupati – conferma Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – La salita del costo del credito aumenta la compressione della redditività determinata dalla pressione dei costi dell’energia e delle materie prime, e riduce la domanda per investimenti: una situazione che amplia il numero di imprese con una più elevata probabilità di insolvenza. La stretta rallenterà il settore immobiliare e quello delle costruzioni, i comparti che hanno sostenuto la ripresa post-Covid-19». La Banca centrale europea potrebbe, quindi, generare un eccessivo impulso recessivo sull’economia italiana. Le ricadute sulle imprese della stretta monetaria sono pesanti. Per le micro e piccole imprese fino a 20 addetti, al 30 giugno 2022 lo stock prestiti ammonta a 128.135 milioni di euro: nell’ipotesi di un costo del credito che rifletta l’andamento dei tassi ufficiali, il ribaltamento degli ultimi tre aumenti dei tassi di riferimento avrebbe un impatto sul costo del credito di 2.563 milioni di euro su base annua.

Gli effetti si potrebbero ampliare con gli ulteriori rialzi previsti dal Consiglio direttivo della BCE. «Tutto questo – conclude Felici – significa per le imprese del Piemonte 210 milioni di euro di maggiori costi. Siamo la quarta regione più penalizzata dopo la Lombardia (491 milioni di euro), il Veneto (267 milioni) e l’Emilia-Romagna (262 milioni). E non è tutto. È attesa a breve anche la proposta di riforma delle regole europee di bilancio da parte della Commissione europea e a novembre, infine, sarà varata la manovra di bilancio dal nuovo Governo Meloni, che dovrà tenere conto di questo rincaro dei tassi di interesse che ha rilevanti effetti sui conti pubblici. Ci attendiamo subito provvedimenti che mantengano il credito d’imposta sui costi di elettricità e gas anche per dicembre e l’azzeramento degli oneri generali di sistema in bolletta anche per il primo semestre 2023, per arrivare ad un intervento strutturale che elimini definitivamente gli oneri generali di sistema dalle bollette delle piccole imprese. In ambito europeo auspichiamo interventi contro la speculazione sul prezzo dell’energia».

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