PIEMONTE – La stagione apistica 2022 si sta concludendo e in Piemonte la produzione di miele registra un calo che si aggira sul 30 per cento a causa del caldo e della siccità. Questo rileva Coldiretti Piemonte rispetto all’andamento che ha visto squilibri nelle colonie e fioriture anticipate di 15 giorni, costringendo gli apicoltori ad anticipare il nomadismo verso le aree montane nella prima settimana di giugno e a iniziare a fornire nutrizioni di soccorso già nei primi giorni di agosto, a causa di scarse fonti nettarifere sia in zone collinari sia montane.
Oltre alla spallata del clima avverso gli apicoltori devono fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio. Gli italiani consumano mezzo chilo di miele a testa all’anno a fronte di una media europea di 600 grammi. Un patrimonio – rileva una analisi di Coldiretti nazionale, su dati Istat – messo a rischio dalle importazioni dall’estero, cresciute del 18 per cento nei primi cinque mesi del 2022; l’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili, di cui più della metà, provenienti da Ungheria, Romania e Ucraina, con quasi 2 vasetti su 3 di prodotto straniero.
In Piemonte, si è riusciti in parte a produrre il miele di acacia andando però a perdere il millefiori collinare a seguito della siccità e dell’intenso caldo a fine primavera. Si è riscontrata una fioritura anticipata in montagna e per garantire la produzione del miele di rododendro e millefiori montano si è dovuto anticipare il nomadismo di due settimane. La produzione del miele di tiglio è stata soddisfacente in areali di pianura, meno nelle zone montane, danneggiate dalla grandine a fine giugno.
Il Piemonte conta poco meno di seimila apicoltori, di cui oltre duemila professionali, con un totale di oltre 216mila alveari. In provincia di Torino sono censiti oltre 44mila alveari, gli apicoltori sono 1.950, di cui oltre 500 professionali
«Anche quest’anno è il clima a influire e impattare sulla produzione di miele – commenta Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino -. Per non portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, occorre verificare l’origine in etichetta o rivolgersi ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nel circuito di Campagna Amica. Il miele, prodotto sul territorio nazionale, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria. A livello regionale Coldiretti auspica che l’agroindustria scelga il miele Made in Piemonte, attivando progetti economici di filiera che garantiscano la valorizzazione del prodotto e il lavoro degli apicoltori subalpini. Inoltre, da sempre, Coldiretti chiede e auspica che venga resa omogena la legislazione comunitaria per non penalizzare le produzioni ottenute rispettando le rigide norme di sicurezza italiane rispetto a quelle dei Paesi con sistemi di controllo più permissivi, così come avviene per il miele prodotto e proveniente dalla Cina e dall’est Europa».
Per quanto riguarda l’etichetta la parola “Italia” deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale (ad esempio Miele italiano) mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “Miscela di mieli originari della Ue”, indicando il nome dei Paesi (ad esempio, se viene da Italia e Ungheria sul barattolo dovrà esserci scritto “Italia”, “Ungheria”). Se invece il miele proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “Miscela di mieli non originari della Ue”, con il nome dei Paesi. Se si tratta di un mix va riportato “Miscela di mieli originari e non originari della Ue”, con l’indicazione dei nomi dei Paesi.
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