mercoledì 23 Aprile 2025
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LA SPERANZA È L’ULTIMA A MORIRE!

Alessandra, sono Katia, sposata da anni, tutto procede bene ma ultimamente, a mio marito, è venuto in mente di tornare in Università e terminare i suoi studi prendendo finalmente la sua laurea visto che gli mancavano pochi esami. Eppure ad un uomo con un buon lavoro, già con i suoi impegni, i suoi nipoti, la sua famiglia, mi chiedo a cosa gli serva conseguire ora la laurea.
Non capisco, Alessandra, questa nuova esigenza di mio marito, lui dice che dovrei essere fiera dell’entusiasmo ritrovato verso un suo progetto, infatti sembra felice di laurearsi ma lui è comunque sempre il mio uomo, anche senza laurea, è il padre dei miei figli e, da poco, è anche nonno di una creatura appena nata grazie a mio figlio più grande. Ho grande fiducia in te, mi piaci come rispondi ai lettori e ti chiedo di dirmi se sono io esagerata e se è giusto che mio marito porti a compimento un suo sogno considerando che non è più giovanissimo, dunque si laurea per sé stesso.
Dimmi tu cosa ne pensi, attendo la tua risposta perché ammiro la tua sincerità ed apprezzo molto gli esempi che solitamente fai oltre che la tua proverbiale ironia.
-Katia da Verona



Katia, tu alzi un muro esattamente dove tuo marito vorrebbe vedere un orizzonte.
Immagina una farfalla a cui tagli le ali, lei resta comunque con il desiderio di volare, è la sua natura, perché bloccarla?
Cito il caso di una mia antica vicina di casa, (quando abitavo a pochi metri da una grande agenzia funebre), ricordo la vicina che usciva a passeggio ogni pomeriggio con il marito e, a braccetto con lui, si fermava a lungo per informarsi dei nuovi defunti sui cartelli affissi fuori l’agenzia, notavo la cura e l’attenzione che quella cupa donna aveva nel leggere al marito ogni volta l’età di ciascun defunto.
“Poveretto, questo è morto a cinquantasei anni, tu ne hai cinquantotto, lo hai superato, sei fortunato ma alla tua età il rischio è sempre dietro l’angolo!”
Era solo una delle frasi che la signora disse al marito leggendo un avviso funebre.
Katia, hai detto che apprezzi la mia ironia, dunque, tu pensi davvero che una donna che non vuole togliere nessuna speranza nella vita al marito lo tiene quotidianamente aggiornato dei defunti della zona e lo fa sentire miracolato perché ancora vivo?
La stessa premura, la funesta vicina di cui sopra, la dimostrava quando vedeva arrivare sotto casa o nella via un’ambulanza, era la prima a correre per informarsi su chi fosse il malato, solo così poteva poi aggiornare in tempo reale il marito a cui doveva dare sempre notizie tristi e penso sia superfluo sottolineare che la signora era una persona cattiva e sempre pronta a raccontare cose brutte a tutti da detestare ogni forma di gioia e di vita e il marito soccombeva, privo ormai di ogni speranza su tutto.

Credo fermamente che, il togliere la speranza a qualcuno, sia il gesto più vile in assoluto.

Ricordo (ancora per fare un altro esempio) un tizio che voleva eliminare la pancia perché era arrivato al punto da sembrare un gestante al nono mese, mi raccontò di aver comunicato con entusiasmo il suo desiderio alla moglie (evidentemente lei lo preferiva ormai a disagio) che, con sguardo feroce, gli disse: “Perché mai devi eliminare la pancia? Che vuoi diventare un modello? Vuoi essere un piacione? Ti ricordo che sei nonno, certe cure fisiche non ti servono!”
In realtà, al poveretto in questione serviva solo stare meglio in salute visto che il mangiare male (tipico di un uomo con enorme pancia) gli creava più di qualche disturbo.
Ecco, cara Katia, un altro caso, quello dell’uomo con la pancia, infelice perché non doveva nutrire la speranza di migliorare la sua salute e la sua linea.

Se vuoi uccidere una persona, toglile la speranza.

Sia chiaro, quando nomino la speranza, intendo il desiderio di raggiungere traguardi possibili, mentre se io voglio andare a vivere nello spazio o essere eletta alla Casa Bianca o diventare milionaria con un biglietto della lotteria, non vivo di speranza ma di inutile ostinazione per qualcosa che non è alla mia portata. Io, la speranza, la paragono ad un grande vaso di fiori, ne muoiono alcuni, ne arrivano altri, è il bello di saper sperare (fiorire) sempre.
È ovvio che ci sono cose su cui dobbiamo mettere una pietra sopra se non ci riusciamo ma dobbiamo compensare ogni speranza perduta con nuova linfa.
Il secondo esempio che ho fatto, ovvero l’uomo con la grande pancia, rappresenta un limite (uno dei tanti) che io vedo porre nelle coppie ove, con il pretesto della gelosia o di altro, si alzano muri quando ciascuno di noi ha bisogno di vedere oltre, di sperare sempre in qualcosa nella vita.
Non meno deprimente è leggere sui social, chi critica i personaggi famosi o certi politici, leggo talvolta commenti su Berlusconi (ad esempio) perché vuole ancora fare politica, mi imbatto in commenti del tipo: “Nonno, ormai devi portare solo i nipoti al parco, ritirati, vai dal geriatra!”
Nessuno conosce meglio di me l’invidia (è il condimento principale del mio ultimo libro “Mostri!”) ma mi chiedo spesso se davvero gli haters o odiatori credono che uno intraprendente e dalla mente non comune come Berlusconi sia un tipo che si accontenta di portare i nipoti al parco accettando di essere ormai una persona vecchia, finita ed inutile.
Alla speranza non rinuncia chi ha carattere e chi non si lascia condizionare da chiunque prova in tutti i modi a scoraggiarlo.
Purtroppo in giro ci sono molti soccombenti che, giorno dopo giorno, si sentono dire: “Sei vecchio, sei nonno, sei finito, ma dove vuoi andare più?”
E tutti sappiamo che i messaggi negativi vengono assorbiti dal nostro cervello fino allo scoraggiamento.


Avremmo tutti bisogno ogni tanto di un mental coach, di qualcuno che ci ricordi che ce la possiamo fare, che ogni nostro insuccesso non è motivo per cui abbattersi.
Dunque, cara Katia ribadisco che sono d’accordo con l’idea di tuo marito, lascialo realizzare il suo desiderio di superare i pochi esami rimasti precisando che, dietro ogni tentativo di depistaggio della speranza altrui, esiste in realtà una nostra paura, una frustrazione, esattamente come la moglie del tipo panciuto di cui sopra che magari aveva paura di un desiderio di piacere di lui e di essere poi tradita, magari anche tu temi qualcosa inconsciamente.
Io invece penso spesso ad un mio amico che ha realizzato un suo desiderio a cinquanta anni, Il suo sogno era quello di svolgere il lavoro per cui aveva tanto studiato e che non aveva mai trovato, anche se lavorava comunque ma, la vera realizzazione
l’ha conosciuta cambiando nazione, pur lontano dalla famiglia che poi ha compreso il suo desiderio e si è organizzata per condividerlo insieme il più possibile.

La speranza va spesso a braccetto con il coraggio, aveva ragione Papa Giovanni XXIII quando diceva: “Non consultarti con le tue paure ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni ma al vostro potenziale irrealizzato. Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito ma a ciò che vi è ancora possibile fare!”

Katia, sii anzi fiera di tuo marito che ancora spera in un antico progetto, ricorda che la speranza è sempre l’ultima a morire!

Per inoltrare domande alla dottoressa Hropich su questioni sentimentali, potete inoltrarle anche alla pagina seguente, con messaggio privato.
https://www.facebook.com/La-mia-Posta-del-cuore-104883382245294/

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