Cara Alessandra, con mio marito non ci sono picchi di infelicità, ma nemmeno di gioia. Non viviamo una situazione di grave conflitto, ma nemmeno di trasporto. L’emozione è un lontano ricordo.
L’abitudine è la sola cosa che esiste oggi tra me e mio marito e mi sento di vivere in una sorta di grigio torpore. Non c’è mai luce e non è mai buio. Mi sento quasi una specie di complemento d’arredo, per non parlare poi del sesso, inesistente ormai da tanto tempo ma mio marito dice che lo lega a me l’abitudine.
Ma allora l’abitudine uccide il sesso e la passione?
-Barbara di Bari.
Cara Barbara, occorre distinguere tra le abitudini che logorano, e quelle che danno piacere. Nella coppia di lunga data ci sono dei rituali che sono quasi “sacri” e tengono insieme saldamente. Quei rituali che non danno più piacere, o emozione, invece debbono preoccupare.
La responsabilità di aver portato il rapporto verso l’abitudinarietà è di entrambi. La sensazione che tutto intorno sia noioso, la perdita di qualsiasi interesse comune, il non fare più nulla insieme che esuli dalla routine casalinga, rappresenta la fine della coppia. In casi estremi, quando l’abitudine ha già cominciato a fare danni, uno dei due partner può diventare insofferente verso l’ altro, persino la voce o il parlare con l’altro può innervosire.
La vita sessuale si spegne, muore ogni cosa.
Rari sono gli incontri di anime, ci si sposa per formare una famiglia o per attrazione fisica ma è difficile che si badi al feeling mentale e agli interessi comuni che donano benessere duraturo alla coppia. Dunque, finito il gioco di seduzione che porta a scoprirsi, ci si accorge che l’altro diventa solo una monotona e noiosa presenza. Finisce il sesso e ci si ritrova con il nulla quando nel partner non si trovano validi motivi per stare insieme.
Frequentavo da adolescente una coppia di fidanzati diciottenni e la madre di lui era scappata di casa per far coppia fissa con il padre di lei.
I due erano fidanzati da quattro anni e il legame tra loro era fatto di abitudini, lui però tradiva di regola la ragazza.
A distanza di tanti anni, rivedo lei di persona e poi in foto sul suo profilo social e mi appare molto invecchiata, gli occhi aridi che a fatica tiene aperti e vedo anche una mia coetanea che potrebbe sembrare la brutta copia di mia madre, con il viso pieno di rughe, gli occhi tristi di una che non ha di certo fatto il pieno d’amore nel tempo, chissà quante liti con il marito che non credo abbia mai perso il vizio di andare con la figlia del portiere, la sorella del panettiere ecc ecc.
Ecco il caso di un legame nato da un intreccio sentimentale dei rispettivi genitori e la vita insieme dei due ragazzi di un tempo (poi sposati) rimasti insieme per abitudine.
Barbara, l’abitudine uccide la coppia se è la sola cosa che esiste tra due persone.
Io mi ero abituata al mio vicino di casa, poi, andato via lui, mi sono abituata al nuovo e mi ero abituata a prendere la frutta dallo stesso fruttivendolo che poi ho cambiato ma un rapporto di coppia non può vivere altrettanto di azioni ripetitive e meccaniche senza sentimento.
Per rispondere a te, Barbara, ti dico che non è l’abitudine che uccide la coppia ma è la mancanza di tutto ciò che le serve per sentirsi viva che la fa andare in uno stato di coma irreversibile.
