SAN BENIGNO – Approfondire il tema del bullismo, che con il diffondersi di internet è virato in cyberbullismo; mettere in guardia i genitori sui segnali che possono nascondere un malessere dei propri figli legato a questo fenomeno e indicare i corretti atteggiamenti da seguire per venirne fuori. È stato incentrato su questi temi l’incontro promosso dall’Istituto Comprensivo sanbenignese con il Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Chivasso, Luca Giacolla, introdotto dalla Dirigente Cosetta Borelli.
Il consiglio di fondo è semplice quanto fondamentale: insegnare ai ragazzi che internet, opportunità meravigliosa per abbattere confini, avvicinare le persone lontane, svagarsi e scoprire cose nuove, nasconde anche mille insidie alle quali bisogna prestare attenzione. I segnali che i genitori possono cogliere?
Cambiamenti di umore nei ragazzi, molto più tempo del solito speso davanti al pc o al cellulare, un peggioramento del rendimento scolastico e mille scuse trovate per evitare di andare a scuola. «Segnali cui bisogna prestare attenzione – ha aggiunto il Comandante Giacolla – perché i nostri figli possono essere bulli o vittime di bullismo. E spesso possono diventare bulli inconsapevolmente, perché basta mettere un “mi piace” o condividere quello che si pensa essere uno scherzo, o comunque una sciocchezza, per provocare danni irreparabili».
Non è un caso che la legge che combatte questo fenomeno, promossa non troppi anni fa, sia stata promossa dopo il suicidio di una studentessa che non aveva retto ai commenti negativi e agli insulti che le piovevano addosso a seguito di un video montato ad arte da un suo ex fidanzato, e che la dipingeva come una poco di buono, per usare un eufemismo. Grazie a questa legge le forze dell’ordine hanno la possibilità di intervenire: consigliando chi si rivolge loro, richiamando e ammonendo il bullo di turno e poi, in caso di comportamenti reiterati, procedendo con la denuncia e lasciando che la giustizia faccia il proprio corso fino alle condanne, che possono essere più o meno severe, e alla rimozione di video o fotografie dalle piattaforme che li ospitano.
Anche se la rimozione non vuol dire eliminare il problema, dal momento che quelle stesse immagini, o quegli stessi video, salvati nella memoria di un telefono o di un pc potrebbero comunque ricomparire e ricominciare ad essere diffusi e condivisi. L’arma migliore, quindi, è la prevenzione. Prevenzione che deve essere portata avanti nelle scuole (e l’istituto sanbenignese promuove corsi e incontri a questo fine) e nelle famiglie. E, se il caso, bussando, senza timori o vergogne, alle porte delle forze dell’ordine.