PIEMONTE – Una timida pioggerellina da ieri si sta posando sui territori canavesani. Interi terreni allo stremo da mesi per la totale assenza di precipitazioni. Non sarà certamente la “pioggia” di questi giorni a risolvere una situazione talmente critica, caso mai può essere solamente un inizio.
Diretta conseguenza della siccità sono gli incendi che, nelle scorse settimane, hanno distrutto chilometri di vegetazione e, come in Valchiusella, anche le baite e stalle utilizzate in estate dagli allevatori. Una situazione, quella degli agricoltori e allevatori canavesani e piemontesi, talmente grave come non si vedeva da anni. Se si aggiunge la peste suina africana, l’inflazione, il caro energia, l’aumento sconsiderato del costo dei fertilizzanti si rischia di compromettere irrimediabilmente le imprese agricole.
«Le riserve idriche sono veramente ai minimi termini e, quindi, non sono un paio di giorni di pioggia a risolvere il problema. Anche la situazione dei foraggi non è messa meglio: di solito si inizia a fienare con il primo taglio a metà maggio, ma non avendo piovuto da mesi si è molto indietro. C’è pochissima erba ed, infatti, si parla addirittura di fare un taglio in meno. Il che vuol dire avere molto meno foraggio e, soprattutto, non averne abbastanza da destinare agli animali. Tra le altre cose in montagna non c’è niente, perché è tutto secco, se non bruciato. Ancora peggio in quei territori, come la Valchiusella, dove recentemente ci sono stati parecchi incendi che hanno bruciato tutto, comprese le baite.
Ciò che trovo abbastanza sconvolgente è che la regione non abbia ancora preso in mano la situazione. Un conto è avere dei buoni propositi, un altro è agire tempestivamente come stanno facendo tutte le altre regioni, dando delle risposte e aiuti concreti agli agricoltori. La giunta Cirio si deve dare una mossa e, come proposto da Confagricoltura, chiedere lo stato di calamità. Se capita in altre regioni, come al sud dove sono decenni che, tra incendi e siccità, si va avanti con lo stato di calamità, va tutto bene. Non è che perché noi abitiamo vicino alle montagne non ne abbiamo diritto. Si devono dare una bella mossa perché bisogna dare risposte a questa gente che lavora, oltretutto se calcoliamo anche i danni che fanno i cinghiali visto che la campagna di abbattimento approvata dal consiglio regionale è in tremendo ritardo, e loro continuano a fare dei veri disastri. Se ci sommiamo l’aumento dei costi delle sementi, gasolio ed energia, è davvero una catastrofe. So di tantissimi agricoltori che, a causa di tutte queste problematiche, hanno deciso di non seminare neanche il mais quest’anno, con tutte le conseguenze che ne derivano» ha commentato la coordinatrice del Pd alto canavese ed agricoltore Simona Appino.
Il comunicato reso noto nei giorni scorsi firmato dalla stessa Appino e da Monica Canalis, vice segretaria Pd Piemonte vuole proprio essere un monito nei confronti della regione affinchè, davvero, si dia una svegliata al riguardo. «Siamo davvero allo stremo perché sembra che non ci vogliano sentire. Eppure parliamo del settore primario, indispensabile per la sopravvivenza di una regione e nazione. L’agricoltura negli ultimi anni è stata messa da parte sino a farla diventare quasi “di sussistenza”. Forse è il caso di iniziare a pensare che i problemi non sono solo degli altri, ma sono di tutti, specialmente quando finiscono sulle nostre tavole» ha concluso la coordinatrice del PD Altocanavese.
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