BORGARO – Festa di compleanno, domenica scorsa, per il Gruppo Alpini borgarese, giunto al traguardo dell’89° anniversario di fondazione. Una ricorrenza che avrebbe meritato una cornice decisamente importante, ma i tempi sono ancora quelli che sono, e bisogna ancora procedere con prudenza e attenzione.
Momento clou della giornata, passata attraverso la messa e la visita al cimitero in ricordo delle penne nere andate avanti poi e conclusa con il pranzo in sede, è stato lo scoprimento della nuova targa in via Giuseppe Borello, dedicata al caporale maggiore degli alpini, nato a Borgaro nel 1916 e caduto tra le montagne della Grecia nel 1941. «La targa, nella via a lui dedicata, era già presente – ha spiegato l’assessore Eugenio Bertuol al momento dello scoprimento – ma abbiamo voluto aggiornarla in questa ricorrenza, aggiungendo le motivazioni che a suo tempo avevano indotto l’amministrazione a tributargli questo riconoscimento, vale a dire la dicitura Medaglia d’argento al valor militare».
Una medaglia assegnata per il coraggio dimostrato nel corso di uno dei tanti scontri che videro protagonisti i soldati italiani nel corso della Seconda Guerra Mondiale: «Comandante di squadra mitraglieri – si legge sulla motivazione – durante un violentissimo attacco nemico, col fuoco della sua arma teneva a bada, in quattro attacchi consecutivi, forze soverchianti avversarie che lo attaccavano frontalmente ed ai lati. Caduti i compagni del gruppo tiro e travolta l’arma dal vicino scoppio di una granata, sotto il violento tiro di artiglieria e di armi automatiche, recuperava l’arma e la rimetteva in azione. Rimasto solo, rispondeva al nemico, che lo invitava alla resa, accelerando il suo tiro che creava paurosi vuoti tra le file avversarie. Gravemente ferito continuava il fuoco, finché esangue si abbatteva sull’arma».
Ad assistere allo scoprimento, oltre a molte penne nere cittadine e ai gruppi alpini della zona, anche i rappresentanti dell’Arma, dei bersaglieri e altri sodalizi del territorio. «Un doveroso omaggio ad un ragazzo che ha dato la vita per il suo paese – ha concluso Bertuol – Nella speranza che, finalmente, si possa capire che le guerre non sono il mezzo da usare per risolvere le controversie tra le nazioni».