IVREA – Il 23 marzo, in Municipio, si è tenuta una prima riunione degli enti del Terzo Settore, convocata da Giovanni Repetto, Responsabile dei Servizi all’Istruzione e le Politiche Sociali per affrontare il tema profughi provenienti dall’Ucraina. Erano presenti la Caritas, InReTe, le sigle sindacali Ull e Cisl, la cooperativa Mary Poppins, l’Osservatorio CPIA, il Centro Migranti e la Casa delle Donne Onlus.
La situazione è ancora priva di certezze dato che il Governo ha delegato la Protezione civile di occuparsi della questione, ma con pochi fondi a disposizione. Al momento, i maggiori problemi da risolvere riguardano la sistemazione delle famiglie arrivate ad Ivrea e nei comuni limitrofi, l’accompagnamento e il sostegno psicologico dei profughi, la delicata questione di come occuparsi dei minori ed il vincolo della lingua, con pochissimi interpreti reperibili.
In merito ieri, durante il Consiglio Comunale di Ivrea, l’Assessore alle pari opportunità, Giorgia Povolo ha dichiarato che: «E’ stato fatto un primo tavolo di coordinamento con i rappresentati del Terzo Settore, le scuole e le sigle sindacali per verificare quali beni e servizi possono essere messi a disposizione da parte degli Enti, oltre che per avere una panoramica sugli spazi di ospitalità già presenti in città. Noi abbiamo in attivo il progetto con RETESAI (Sistema di Accoglienza ed Integrazione) che ha messo a disposizione 29 posti, poi ampliati di 5 unità, già durante l’emergenza in Afghanistan. Abbiamo inserito negli spazi, ad oggi inutilizzati, un nucleo famigliare di 4 persone, previa conferma arrivata il 31 marzo dagli organi competenti mentre stiamo ancora aspettando da Roma l’ok, per sistemare 2 nuclei famigliari con mamme e bimbi».
«Con una delibera la Giunta ha ampliato di ulteriori 10 unità gli spazi possibili da occupare mettendo a disposizione due appartamenti, uno già utilizzato durante l’emergenza Covid, sotto ospedale mentre l’altro nel centro cittadino. Abbiamo, poi, convocato un ulteriore tavolo ristretto con RETESAI per fare un passo in avanti verso un’accoglienza diffusa, tramite la collaborazione di personale competente, dei profughi e facilitare il processo di integrazione nelle famiglie private che hanno mostrato disponibilità. Con ASL, la cooperativa Mery Poppins e le forze dell’ordine, verifichiamo le caratteristiche dei cittadini ospitanti prima di destinare una famiglia ucraina in una determinata abitazione».
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