AGRICOLTURA – E’ stata firmata oggi dal Presidente della Regione Alberto Cirio un’ordinanza che detta nuove e urgenti misure circa l’abbattimento dei cinghiali e recepisce le richieste di Coldiretti: i cinghiali potranno essere abbattuti su tutto il territorio regionale oltre i periodo di caccia e utilizzando misure straordinarie e coinvolgendo le aziende agricole. La delibera incalza anche i Parchi regionali e provinciali perché anche nelle aree protette i contenimenti siano attuati fino in fondo e senza reticenze.
Ora, l’applicazione della nuove misure è compito della Città Metropolitana di Torino, degli Enti di gestione delle aree protette del Torinese, degli Ambiti territoriali di caccia e dei Comprensori alpini della provincia di Torino.
«Finalmente c’è un piano regionale abbattimenti. Adesso tutti devono fare la loro parte per riportare le popolazioni a livelli compatibili con l’agricoltura e l’ambiente naturale. La delibera incalza anche i Parchi regionali e provinciali perché anche nelle aree protette i contenimenti siano attuati fino in fondo e senza reticenze. L’obiettivo è raggiungere i 50mila cinghiali abbattuti in tutto il Piemonte, entro l’estate. Uno sfoltimento che dovrebbe essere sufficiente a rendere più difficile la propagazione del virus della PSA e che dovrebbe difendere finalmente gli agricoltori impegnati nelle semine del, oggi preziosissimo, mais» commenta Coldiretti Torino.
Anche nel territorio della Città metropolitana di Torino il depopolamento dei cinghiali sarà attuato con modalità che, fino a ieri, erano considerate un tabù. I cinghiali, infatti, potranno essere abbattuti mediante “controllo” (giuridicamente diverso dalla “caccia”) nei seguenti modi: tramite catture con l’utilizzo di gabbie, recinti di cattura e con interventi di abbattimento nelle modalità ordinarie da parte delle guardie delle Province e di tutti i soggetti previsti dai provvedimenti regionali (coadiutori e operatori formati); abbattimento da appostamento a terra (compreso da automezzo attrezzato) o sopraelevato (altana) con l’uso di carabina dotata di ottica di puntamento e l’eventuale ausilio di fonti luminose o visori notturni e termici; abbattimento alla cerca da automezzo anche con l’utilizzo di fonti luminose o visori notturni e tiro con carabina dotata di ottica di puntamento; abbattimento da effettuarsi tramite il metodo della girata da parte di un numero limitato di cacciatori, ovvero con il metodo della battuta da squadre di cacciatori con l’uso di armi ad anima liscia o carabina con o senza ottica di mira, e l’ausilio di cane limiere; abbattimento da effettuarsi tramite il metodo della girata da parte di un numero limitato di operatori e con l’ausilio di due o tre cani limieri (cani che stanano il cinghiale senza farlo allontanare ndr).
Il depopolamento dei cinghiali sarà effettuato anche mediante la più tradizionale “caccia di selezione” che, in questo caso, si potrà esercitare nei seguenti modi: senza ausilio di cani; alla cerca, all’aspetto o da appostamento; con l’ausilio di cani da scaccio. Sarà anche possibile il foraggiamento dei cinghiali ove finalizzato alle attività di cattura e/o abbattimento.
Per quanto riguarda i Parchi, anche in questi territori protetti dovranno essere finalmente attuate azioni di vero contenimento puntando a numeri compatibili con gli obiettivi previsti da questo piano.
In particolare, gli Enti di gestione delle aree protette, dovranno, diffondere sistemi di contenimento e di riduzione sistematica della popolazione specifici per ogni tipo territorio, partendo dai modelli e dalle pratiche già in atto e in accordo con le modalità definite dal Piano regionale, ovvero incentivando modalità di abbattimento a basso impatto e in grado di evitare o minimizzare l’aumento della mobilità degli animali. Cioè attraverso gabbie di cattura (impiego sistematico); recinti di cattura o “chiusini” (impiego sistematico); tiri selettivi tramite appostamenti e “alla cerca”; che possono essere integrati dalla tecnica della “cani da scaccio”, esclusivamente nel territorio ricadente. Dovranno essere coinvolti anche gli agricoltori attraverso la formazione specifica sulle modalità di attuazione di ogni fase del depopolamento. Per questo, dovranno pubblicare una manifestazione di interesse volta ad individuare tutti i soggetti abilitati interessati ad effettuare interventi di depopolamento in ogni singola area protetta; definire modalità di integrazione con le attività di depopolamento in atto negli ambiti circostanti le aree protette e con il ciclo produttivo delle attività agricole presenti dentro e fuori le aree protette al fine di limitare il più possibile l’insorgenza o l’aumento dei danni alle coltivazioni; ampliare l’equipollenza degli Operatori Selezionati solo per attività di emergenza PSA per le attività di tiro selettivo con appostamento, gli interventi “alla cerca” e la gestione gabbie, compresa la “girata” e l’utilizzo della tecnica con “cani da scaccio”.
I Parchi dovranno anche aumentare la destinazione dei capi abbattuti ai privati da 5 a 15, non conteggiando la classe degli striati nel numero totale dei capi ceduti e ipotizzando come destinatari anche gli agricoltori e i proprietari di alpeggi che non hanno in dotazione le gabbie di cattura ma che hanno subìto danni.
«Adesso non ci sono più scuse – dichiara il presidente di Coldiretti Torino, Sergio Barone – tutti gli enti interessati dovranno fare la loro parte. Ci aspettiamo che la delibera regionale sia attuata a partire da subito. Di fronte al pericolo che, anche in provincia di Torino, si diffonda il virus della Peste Suina Africana e di fronte alla sistematica distruzione delle semine e dei raccolti di cereali, dei pascoli, degli ortaggi, dei vigneti pregiati nessun ente può continuare a fare finta di nulla. Gli ATC e i CA saranno chiamati a un’azione più incisiva con cacciatori e selecontrollori. La Città metropolitana non potrà solo considerare le istanze delle associazioni animaliste che vogliono bloccare gli abbattimenti e dovrà controllare che il depopolamento avvenga anche nei parchi provinciali. Anche gli Enti di gestione delle Aree protette regionali dovranno, a loro volta, dimostrare che stanno davvero depopolando i cinghiali. Ci aspettiamo che non ci siano più zone franche dove si rema contro l’agricoltura strizzando l’occhio a istanze minoritarie che, per troppo tempo, hanno influenzato una corretta gestione degli ambienti agronaturali. Di fronte a una drammatica crisi internazionale dei beni alimentari si è fatta pressante l’esigenza collettiva di produrre più cibo qui a casa nostra. Inoltre, di fronte alla svolta europea verso la sostenibilità, negli ambienti agronaturali si devono preservare il patrimonio forestale, quello agricolo e quello faunistico nella loro interezza. I rappresentanti di Coldiretti Torino negli enti di gestione di ATC, CA e Aree protette vigileranno affinché in tutti i territori le popolazioni di cinghiale siano riportate a numeri compatibili con gli equilibri ambientali».
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