ATTUALITA’ – Si celebra oggi 8 marzo la “Festa Internazionale dei diritti della Donna” che mai come quest’anno, va doverosamente dedicata alla donne ucraine. Migliaia di donne in fuga con i loro piccoli, donne costrette a imbracciare i fucili per difendere la propria nazione. Ma anche tutte le migliaia di donne che, ogni giorno, sono vittime di abusi e soprusi, di violenza fisica e psicologica.
L’otto marzo è anche un giorno di lotta e L’ACTA, Azione Contro le Truffe Affettive e Lotta al Cybercrime, ha scelto un’assemblea nei luoghi di lavoro per combattere questo fenomeno che colpisce soprattutto, ma non esclusivamente, le donne. Ad offrire quest’opportunità è stata una ditta della provincia di Roma, particolarmente sensibile al benessere dei suoi dipendenti, dove colleghi e colleghe di lavoro sono un elemento importante nella vita di relazione delle persone ,così come lo sono i famigliari, e quindi possono essere di aiuto e supporto alle le persone cadute in truffa.
Un tema quello della “truffa affettiva” che ormai da alcuni anni viene sensibilizzato grazie ai mezzi di informazione e a donne come la Presidente di ACTA Jolanda Bonino, prima in Italia a rompere il muro della vergogna per esserne stata vittima.

«Meno male che l’ho fatto perché almeno ora si parla delle truffe affettive anche se questo, purtroppo, ha scatenato un altro fenomeno che è quello della rivitimizzazione, ossia della vittimizzazione secondaria» ci spiega Jolanda.
Con “vittimizzazione secondaria” si indicano tutte quelle situazioni in cui le donne diventano vittima una seconda volta: nei tribunali, nei percorsi legali e sanitari, nella rappresentazione dei media, nel contesto sociale e nel giudizio delle scelte di vita. Consiste nello rivivere le condizioni di sofferenza a cui è stata sottoposta la vittima di un reato, ed è spesso riconducibile alle procedure delle Istituzioni che seguono alla denuncia. E’ una conseguenza troppo spesso sottovalutata specialmente nei casi in cui le donne sono vittima di reati di genere, tra cui anche la truffa affettiva, e l’effetto principale è quello di scoraggiare la presentazione della denuncia da parte della vittima.
Ma è fondamentale denunciare, perché è solo denunciando che si crea allarme sociale e si pone l’attenzione necessaria sul problema, altrimenti ad uscire alla scoperto è solo la punta dell’iceberg, dando la falsa percezione che siano pochi le donne e gli uomini vittime di truffe affettive quando, in realtà, le vittime sono davvero più di quante si immaginino.
«Abbiamo individuato almeno 17 fasi che i truffatori utilizzano, prima per attirare la vittima, e poi per circuirla sino a plagiarla totalmente. Si parte dalla conoscenza, che avviene non diversamente da una conoscenza come quelle che avvengono nella vita normale al di fuori della rete, affrontando discorsi su tematiche che interessano la vittima, come ad esempio l’arte, il cinema e così via. Andando avanti con la conoscenza si salgono sempre di più i gradini della violenza sino ad arrivare a quello che abbiamo voluto chiamare “stupro emotivo”, in cui la vittima è davvero talmente circuita dal credere fermamente nella relazione affettiva. Plagio talmente grave che permette agli aguzzini di estorcere qualsiasi cifra di denaro alla malcapitata» ci racconta Jolanda – che continua «Siccome ti sanno corteggiare come i signori di altri tempi e tu, magari perché sei sola o sei una persona che si lascia coinvolgere facilmente, non riesci a vedere il reale pericolo che questo può comportare. Mentre temiamo molto per la violenza fisica, quella psicologica viene sottovalutata.

E così ti lasci andare in confidenze, non rendendoti conto che è come se le stessi urlando ai quattro venti. Questo anche perché manca in Italia un’alfabetizzazione digitale adeguata. Viene facile credere ai loro racconti perché, se poi vai a controllare, ti sembra tutto vero. Loro sono talmente abili da costruire siti internet ad hoc ed in più abbiamo scoperto che sono molto abili con l’utilizzo della tecnologia perché esistono software che fanno muovere le fotografie e, addirittura, il labiale. La cosa positiva che abbiamo constatato in questi mesi è che con il covid ed i lockdown forzati, anche grazie alla sensibilizzazione del problema attraverso i media, molti famigliari si sono accorti di queste dipendenze da parte dei propri cari: madri, sorelle, amiche e ci hanno scritto per cercare aiuto. Noi ci attiviamo immediatamente per aiutare queste persone perché è importante non lasciarle sole e, soprattutto, bisogna cercare di farle parlare, perché più si isolano più fanno il gioco dei truffatori facendosi ulteriormente plagiare. Purtroppo abbiamo casi “irrisolti” di donne che, nonostante i famigliari siano ricorsi all’amministratore di sostegno nominato dal tribunale, e che quindi ricevono solo il giusto denaro per vivere, vanno a mangiare alla Caritas per dare questi soldi ai propri aguzzini».
Chiunque avesse bisogno di sostegno e di aiuto da parte di ACTA può visitare la pagina Fb https://www.facebook.com/Acta-Lotta-Cybercrime oppure scrivere al seguente indirizzo mail: actaitalia2014@gmail.com