LEINI – Da sabato 22 gennaio 2022 c’è un santo in più a vigilare sulla chiesa di San Giovanni. Direttamente da Romano Canavese è stata trasportata a Leini una statua in ferro di San Michele Arcangelo realizzata da Alberto Bessone: il gradito ospite stazionerà a Leini per alcuni mesi, permettendo a tutti gli interessati di ammirarla dal momento che la chiesa è aperta ai fedeli nei giorni feriali, e spesso anche il sabato, sia il mattino, sia il pomeriggio.
E passare qualche minuto davanti a quel colosso di un metro e novanta, realizzato interamente a mano in lunghi mesi di lavoro da Bessone, leinicese di nascita ma trapiantato in Canavese con la sua officina, vale davvero la pena. Anche perché il nome di Bessone, la sua capacità nel trasformare il ferro in arte, l’abilità nell’evocare suggestioni ed emozioni, sono ormai conosciute ben al di fuori dei confini della regione e, a giudicare dalle richieste che a ritmo incessante gli stanno piovendo addosso, anche al di fuori del confini dell’Italia e dell’Europa. Una sua scultura, la Dea (costata solo – si fa per dire – sei mesi di lavoro), nei prossimi giorni partirà alla volta di Firenze, destinazione museo “Dante Alighieri”; una seconda, l’Indiano, fa bella mostra di sé nella tenuta di Zucchero Fornaciari mentre una terza, non appena ultimata, raggiungerà un altro nome di prima grandezza della musica italiana, ma al momento il tutto è ancora top secret.

L’incontro tra Bessone, classe ’75, e il ferro avviene da bambino. Quando, a 12 anni, riceve in regalo dal nonno paterno una forgia, con la quale, quasi per gioco, inizia a creare delle spade per passare, da adolescente, alla realizzazione di ringhiere. Poi la sua passione per questo materiale si fonde con un’altra sua passione: l’arte. La sua prima mostra, dedicata alle “uova personalizzate” ispirate a Peter Carl Fabergé, è del 2017: in seguito sviluppa un proprio stile, più intimista, un proprio tratto che lo porta a farsi conoscere nel mondo dell’arte che conta. Ed ora la sua arte arriva anche nel suo paese natale. Con quel San Michele Arcangelo, posizionato alla sinistra dell’altare, arrivato in città grazie alla disponibilità del parroco, don Pierantonio Garbiglia, e alla collaborazione di Christian Chiatello e Davide Camerano.

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