CANAVESE – Tante, troppe imprese rischiano, nel corso del 2022, di scomparire a causa dei rincari di gas ed energia elettrica.
A lanciare l’allarme Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte: «Rincari che possono essere anche del 200 per cento – spiega – I nostri laboratori iniziano a rinunciare a prendere nuovi ordini perché i costi sulle materie prime sono impossibili da trasferire sulla committenza. Già nell’ultimo trimestre del 2021 le imprese che hanno contrattualizzato tariffe indicizzate per le loro forniture hanno vissuto momenti di grande difficoltà. E la situazione non migliorerà col nuovo anno. Tutti gli indicatori dicono, infatti, che in termini di costo dell’energia il nuovo trimestre sarà ancora più pesante di quello appena concluso. Si spera in un calo tariffario per il secondo trimestre, visto che le previsioni indicano per il gas naturale una riduzione dei costi: previsione, però, che è tutta da dimostrare e tutta da quantificare in termini reali».
Le maggiori difficoltà la stanno incontrando le imprese di piccole dimensioni: sottoscrivere, in questa fase, contratti con forniture a tariffa fissa è poco conveniente perché comporta il mantenimento delle stesse tariffe per tutto il periodo contrattuale, mentre sottoscrivere contratti a tariffa indicizzata vuol dire costi molto alti per il primo trimestre, cioè il periodo dell’anno in cui ci sono maggiori consumi di energia e gas, confidando in un calo dell’andamento della borsa elettrica, di cui però non c’è certezza.
«Una situazione insostenibile – conclude – Le imprese non possono vivere nell’incertezza e nel timore di quel che può accadere di qui alla primavera. Come possono programmare le loro attività? Ci aspettiamo un intervento legislativo che vada ben oltre i 3,8 miliardi messi a disposizione. Per quanto auspicabili, gli interventi del Governo non saranno significativi senza un Piano Energetico Nazionale con scelte strategiche non ideologizzate».
Secondo le stime e le simulazioni dei Centri studi, un’azienda della plastica che utilizza annualmente 2,5 milioni di kWh subirà un rincaro del 289%; un’azienda meccanica con 1,2 milioni di kWh del 287%; un’azienda della ceramica con 20.790 kWh un rincaro del 254%, mentre per il gas, con 1.921 mc mensili, del 358%.
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