CUORGNÈ – Si discute a Cuorgnè sulla decisione dell’Amministrazione Cresto relativamente all’acquisizione della villa e degli appartamenti confiscati a Giovanni Iaria, ex assessore arrestato e condannato in primo grado (successivamente deceduto), per ‘ndrangheta, durante l’operazione Minotauro.
Il Sindaco Giovanna Cresto ha voluto spiegare in una nota, le motivazioni che hanno spinto la maggioranza a non acquisire gli immobili.
“Le motivazioni della maggioranza – spiega in una nota l’Amministrazione – sono essenzialmente di ordine economico ed organizzativo. Economiche poiché le operazioni necessarie per acquisire i titoli abilitativi richiesti e le opportune verifiche di idoneità statiche, così come gli interventi necessari per ripristinare le condizioni di utilizzabilità degli immobili e delle aree di pertinenza, comporterebbero un pesante aggravio al bilancio comunale. Il nostro Comune ha in atto diversi progetti (primo tra tutti quello relativo alla nuova scuola media), per la cui realizzazione serviranno ingenti somme e deve comunque far fronte all’impellente esigenza di mantenere in maniera quanto meno dignitosa il vasto patrimonio immobiliare che già possiede (a titolo di esempio Manifattura, Collegio Salesiano, ex Caserma Guardia Finanza, 24 alloggi di edilizia popolare, ecc)
Organizzative poiché proprio per la realizzazione dei diversi progetti in programma l’Ufficio Tecnico, già di per se in carenza di organico, verrà completamente assorbito da tali incombenze con l’innegabile difficoltà di dedicarsi ad un importante progetto di riqualificazione quale quello che i beni confiscati richiederebbero.
A ciò si aggiunga che il brevissimo tempo dato dall’Agenzia per esprimere la volontà o meno di acquisire il bene e per presentare un progetto (seppure di massima) di riutilizzo dei beni stessi non ha consentito di prendere responsabilmente una diversa decisione: posto che gli interventi da fare saranno ingenti, come può l’amministrazione accettare senza neppure essere messa nelle condizioni di verificare con scrupolo le condizioni dei beni, avendo potuto effettuare un unico sopralluogo? Chiedere l’acquisizione dell’immobile significa assicurare che allo stesso sarà data una seconda vita, che verrà restituito alla collettività: se non si hanno certezze in merito è più corretto lasciare ad altri (come agli enti del terzo settore) la possibilità di proporsi.”
Nel corso del Consiglio il Sindaco dava inoltre atto che si stava altresì valutando la possibilità che i beni restassero in capo al Demanio per destinarli ad utilizzi propri dell’Ente.
“In ultimo, l’altro ieri si è tenuta la Conferenza di Servizi – prosegue – alla quale erano presenti, oltre ai rappresentati dell’Agenzia, del Demanio e degli enti locali interessati, il Prefetto dottor Ruberto, l’Assessore regionale Marrone, il vice sindaco della Città Metropolitana Montà ed il vice sindaco di Torino Favaro. Il Prefetto ha fatto un lungo preambolo in cui ha evidenziato come la situazione emersa dalla conferenza preliminare (nel corso della quale solo 3 comuni su 11 avevano dato la disponibilità ad acquisire i beni) fosse rappresentativa della difficoltà che i comuni devono affrontare nel farsi carico dei beni sottratti alla criminalità e come le ragioni espresse da tutti gli amministratori fossero di natura economica.
Al termine dell’intervento del Prefetto è stato chiesto al Sindaco di Cuorgnè di esprimersi in merito alla manifestazione di interesse negativo resa dal Consiglio Comunale. Il Sindaco ha ribadito le difficoltà di ordine finanziario e progettuali-organizzative già espresse nella conferenza preliminare e nel Consiglio, evidenziando che i termini molto stretti imposti dall’Agenzia per rendere la manifestazione di interesse non avevano neppure consentito di assumere, in modo serio e responsabile, decisioni diverse, soprattutto alla luce del fatto che era stato effettuato un solo sopralluogo negli immobili. A ciò si aggiungeva il fatto che, a distanza di oltre quattro anni dal provvedimento conclusivo del procedimento di confisca, l’amministrazione non era più stata in alcun modo interpellata al fine di valutare i possibili riutilizzi degli immobili.
Il Prefetto ha quindi preso nuovamente parola invitando il Sindaco a voler valutare una strada nuova che consentisse al nostro comune di acquisire gli immobili senza che ciò costituisca un aggravio insostenibile per le casse comunali. Il Prefetto si è impegnato personalmente a porre in essere azioni di ricerca dei possibili fondi con cui realizzare le opere necessarie per la riconversione degli immobili a fini sociali / istituzionali ed altresì a proporre in un’ottica di condivisione e collaborazione possibili progetti di utilizzo. Il tutto al fine di evitare che il comune di Cuorgnè, al pari di quelli che avevano declinato l’invito ad acquisire i beni, si “chiamasse fuori” in modo definitivo. Il Prefetto ha proposto di organizzare degli incontri in presenza dedicati ai singoli comuni, con la partecipazione dell’Agenzia, proprio al fine di valutare insieme ogni possibile alternativa che consenta agli enti locali di acquisire i beni confiscati.
Naturalmente a fronte dell’accorato appello formulato dal Prefetto il Sindaco ha manifestato la disponibilità ad intervenire a detti incontri al fine di valutare, congiuntamente a Prefetto, Agenzia e Demanio, le soluzioni eventualmente perseguibili nell’interesse della collettività. Il Sindaco ha espresso parole di ringraziamento e di apprezzamento per la vicinanza e la condivisione di intenti espressa dal Prefetto. Il Comune è un’appendice dello Stato, la più piccola ma sicuramente la più vicina al cittadino, e per questo merita di sentirsi parte dello Stato, attraverso azioni concrete delle Amministrazioni Superiori. La presa di posizione del Prefetto apre la porta a nuovi scenari anche per Cuorgné e, se effettivamente si avrà modo di superare le difficoltà economiche ed organizzative sovra descritte, si potrà legittimamente tornare sulla decisione assunta”.

Pronta la replica del Consigliere di opposizione Davide Pieruccini: “Alla luce di quanto emerso nelle ultime ore in merito ai beni confiscati nel nostro comune, come gruppo consigliare ‘’Cuorgnè C’è’’ riteniamo opportuno sottolineare la nostra presa di posizione contro la non volontà da parte della amministrazione comunale di Cuorgnè ad accettare la manifestazione d’interesse.
Sempre in merito ai recenti sviluppi, è per noi innanzitutto doveroso ringraziare le associazioni Libera e Mastropietro che, in risposta alla nostra richiesta di sostegno, hanno portato attenzione sul tema. Vogliamo ringraziare anche il consigliere regionale PD Daniele Valle che, intervenendo su questa questione, si è espresso al posto della politica cuorgnatese, rimasta assente e silenziosa.
Oltre al fatto oggettivo del problema economico evidenziato dal Sindaco durante l’ultimo Consiglio Comunale, restava in noi un’altra preoccupazione, ossia che questo atto potesse diventare un segno di debolezza istituzionale nei confronti della criminalità organizzata. A ciò si univa inoltre il messaggio sbagliato per cui solo i Comuni virtuosi possano perseguire la logica della legalità, come se le vite spezzate dall’infamia criminale, o la quotidianità di chi vive sottomesso alle regole dei mafiosi, valgano meno di una ristrutturazione di un bagno.
Siamo altresì dell’idea che durante la Conferenza di Servizi di mercoledì 17 novembre, non si sia detto nulla che non fosse già noto, ovvero che esistono bandi e finanziamenti utili in questi casi. Forse, una tale figura istituzionale a livello nazionale sarebbe stata evitabile, se in Consiglio Comunale si fosse approvato quanto richiesto da “Cuorgné C’è“ e da Libera, per poi presentarsi all’incontro di mercoledì pretendendo ogni supporto possibile da parte dello Stato.”
“Infine, -conclude Pieruccini toccando un altro argomento – è stata inviata ai capigruppo una nota di aggiornamento in merito all’incontro, all’interno di questa comunicazione ufficiale inviata dal Sindaco abbiamo appreso l’invito ad “evitare un uso distorto dello strumento dei social soprattutto su temi tanto delicati e dei quali sarebbe bene discutere nelle sedi opportune anziché fornire ai cittadini informazioni tendenziose e parziali’’. Francamente riteniamo che non sia tra i doveri del Sindaco il controllo delle nostre attività social, che come tutti ben sappiamo sono un ottimo mezzo per comunicare con i cittadini in modo più diretto possibile. Noi agiamo nel rispetto delle regole e siamo pronti ad accettare critiche costruttive, ma non possiamo accettare intimidazioni simili. Intimidazioni che risultano stranianti, considerando l’oggetto sensibile e delicato della comunicazione. Come sempre: Cuorgné c’è, noi ci siamo!”
Il circolo PD Alto Canavese in merito alla questione del bene confiscato a Giovanni Iaria a Cuorgnè ha seguito da vicino la vicenda nelle sue rapide evoluzioni.
Come Circolo, in linea con quanto l’impegno di tutta la nostra comunità, riteniamo che su una questione così importante sia utile e doveroso superare ogni conflittualità e lavorare a una soluzione il più possibile condivisa. Sappiamo che sul riutilizzo sociale dei beni confiscati si gioca una delle partite più importanti della lotta alle mafie, che non può coincidere con la sola repressione, ma che necessita di un lavoro sociale e culturale.
Consci che il comune di Cuorgnè ad oggi è già impegnato nel riutilizzo di un bene confiscato, comprendiamo le difficoltà di natura amministrativa espresse dalla sindaca Cresto, che ha assicurato che non farà mancare la sua collaborazione all’interno di progetti di riutilizzo che coinvolgano altri soggetti istituzionali, a partire dalla Città Metropolitana e dalla Regione, come avvenuto per altre situazioni particolarmente complesse, come, ad esempio, il bene di san Giusto Canavese.
Come circolo locale ci attiveremo per mettere a disposizione le buone pratiche raccolte negli anni dal Partito Democratico sul tema e a livello territoriale al fine di sostenere le progettualità con i nostri attuali e futuri rappresentanti in Città Metropolitana e Regione, con l’obiettivo di giungere a un effettivo riutilizzo del bene, al servizio della comunità.