BARD – Transizione o transazione energetica? È il titolo, ma anche la domanda intorno alla quale si è incentrato il dibattito, tenutosi sabato 13 novembre al Forte di Bard. Tempi brevi, comunicazione e ingrediente filosofico, stop agli sprechi, accumulo energetico: si è discusso di questo e di molto altro durante l’iniziativa, che racchiude Meteolab (arrivato alla sua dodicesima edizione) e Climalab (la quarta quest’anno), nata da un’idea dell’Associazione Forte di Bard, Società Meteorologica italiana e Equipe Arc – en Ciel e che si è svolta per tutta la giornata, nella Sala F.A. Olivero dell’antico complesso fortificato, alla presenza di esperti e personaggi rilevanti nel mondo della Scienza e delle Università. Tra questi, Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica italiana, Roberto Louvin dell’ Università di Trieste, Francesco Marone dell’ Università della Valle d’Aosta, Paolo Barabino dell’ Università di Cagliari. L’incontro aperto al pubblico e accolto con particolare interesse da parte di molti partecipanti, si è svolto proprio mentre a Glasgow, con la Cop 26, i rappresentanti degli oltre 200 paesi presenti, raggiungevano l’attesissimo accordo per contrastare i cambiamenti climatici.
“Dopo un G20 e una Cop 26 con risultati così deludenti, non si può non capire lo scoraggiamento che percepisco sempre di più, in chi, da tanti anni lavora su questi temi. – Ha esordito Ornella Badery, Presidente dell’Associazione Forte di Bard, dando il via all’apertura dei lavori. – Noi come Forte di Bard non smetteremo di lavorare su questi temi e non smetteremo le nostre piccole attività, investendo nei cambiamenti per ridurre le spese energetiche e cambiando soprattutto le fonti energetiche, ma sicuramente pensavamo che in questo periodo, in questo ultimo mese si fosse fatto qualcosa di più. Non abbiamo bisogno solo di una transizione, ma scusate il termine, di una rivoluzione: cambiare immediatamente i comportamenti.“
Comportamenti che devono partire dall’alto, come l’accelerazione dei provvedimenti per la riduzione delle emissioni a livello globale. Le trattative dipendono dagli interessi economici, dalle vedute diverse tra paesi ricchi e paesi poveri e questo purtroppo rende la transizione molto rischiosa, lenta e poco produttiva. “A livello popolare, si sente spesso dire transazione, quasi come un lapsus della società. Il fatto che confondiamo con questo secondo termine la dice lunga. – Riferisce Luca Mercalli. – Una transazione è una cosa molto meno nobile, di una transizione. Una transazione, è più un accordo di convenienza. Mentre una transizione è un atto di visione complessa sul futuro, una direzione di marcia verso qualcosa di tutti dovremmo desiderare per un fine alto, quello di salvare l’umanità. Perché il cambiamento climatico è un problema che riguarda noi e le generazioni future.”

Durante la prima parte del dibattito, si è parlato della situazione delle fonti rinnovabili in Italia, in particolare del fotovoltaico, sostanzialmente in stallo da una decina d’anni. “Questo non va bene, ci siamo fermati. Questa evidenzia una mancata visione della transizione. In Italia il nostro ministro Cingolani tende ad aggiungere piuttosto che togliere. Togliere per lavorare sugli sprechi, sull’ inefficienze. – Commenta Mercalli che punta il dito contro i funghi a gas o elettrici che si vedono nei dehors dei bar o dei ristoranti delle nostre città. – ll calore che esce da questi fornelletti esterni, o meglio, quello che arriva ad un eventuale persona, è meno dell’1%. Il resto va nell’aria. Non possiamo più permetterci degli sprechi del genere. Sono inoltre deleteri dal punto di vista della comunicazione: continuano a trasmettere alla società il messaggio di un’abbondanza, di uno spreco che invece non ci possiamo più permettere.” Sottolinea il Presidente della Società Meteorologica italiana, riportando l’esempio della Francia che in alcune aree ha attivato ordinanze municipali per vietare l’utilizzo di questi aggeggi.
Mercalli ha parlato inoltre dei problemi sul rinnovabile dal punto di vista tecnologico a causa della sua intermittenza e di come l’idroelettrico potrebbe esserne la soluzione, almeno in parte, se avessimo abbastanza dighe. Poi prende in considerazione l’idrogeno ma anche questo risulta molto difficile da applicare: “Il PNRR prevede molti investimenti nell’idrogeno, funziona in laboratorio, funziona per piccoli impianti, non è ancora qualcosa di utilizzabile a livello di un uso massiccio nazionale. Questo perché l’idrogeno è esclusivo, è difficile da maneggiare, è una molecola molto piccola, che sfugge dalle guarnizioni dei serbatoi. Rifare elettricità con celle a combustibili richiede il platino come catalizzatore che è estremamente costoso – spiega Mercalli che arriva dritto al punto, affermando che serve urgentemente un investimento tecnologico per l’accumulo. -A nostro parere, risolto il problema dell’accumulo, la strada è tutta spianata. La quantità di energia producibile con sole e vento non è un limite. Se mettessimo i pannelli fotovoltaici soltanto sui tetti del costruito italiano sarebbe sufficiente alle esigenze del Paese, posto però che si possa accumulare quando ce n’è bisogno e non soltanto quando splende il sole.”
Mercalli inoltre prosegue sul nucleare e di come sia scoraggiante e anacronistico la scelta dell’Italia di rimanere ancora nei giochi, non firmando il documento per escludere l’impiego degli atomi di uranio dalla tassonomia rinnovabile.