Ho il piacere di fare una bella conversazione con un’affermata Psicologa, la dottoressa Carmela Di Lorenzo, di Salerno che è anche Psicoterapeuta sistemico relazionale.
Aiutami tu se ho dimenticato qualcosa presentandoti.
Risposta: Lavoro anche in una Comunità di persone con disagio psichico in cui ci sono soprattutto uomini e dove trascorro gran parte della settimana, oltre al mio studio.
A.H: Qualche domanda sulla vita di coppia è d’obbligo anche se, stavolta vorrei concentrarmi su determinate coppie: quelle senza figli. La coppia talvolta si sposa soprattutto per avere dei figli. Poi si scopre che uno dei due non può averne. Come si può portare avanti una vita matrimoniale in questi casi?
Risposta: Va detto che per entrambi i partner c’è una sofferenza, che esprimono in diversi modi. Per quel che riguarda l’uomo, potrebbe sentirsi un uomo a metà. La procreazione è vista ancora come una cosa molto femminile. Ed un uomo non fertile spesso si sente inadeguato, difettato, sente di aver fallito. Ma, ripeto, la donna tende a lamentarsene mentre l’uomo generalmente ha una sofferenza silente di cui non può parlare. Un uomo raramente ammette il proprio disagio. La sofferenza delle coppie che non riescono ad avere figli diventa tanto più grande quanto più rappresenta, il proposito di avere figli, il solo o il prevalente motivo per cui ci si sposa.
A.H: Sempre a proposito di una ipotetica coppia sterile: “Può uno dei due diventare particolarmente rigido nei modi con il passare del tempo?”
Risposta: Si se ci si è sposati soprattutto per avere figli, come ho già detto.
Ci si irrigidisce perché non si accetta la mancanza dei figli se la si percepisce come inadeguatezza personale. Ed è, in questi casi abbastanza inevitabile il crollo individuale e poi della coppia. Uno dei due soffre e lo dice, l’altro magari, lo tiene per sé ma entrambi ne soffrono.
A.H: Perché esiste una certa titubanza nel rivolgersi allo Psicologo quando la coppia ha problemi? Eppure anche il fatto di non riuscire ad avere figli può rappresentare un problema.
Risposta: Si soprattutto ribadendo che la mentalità maschile è tale per cui un uomo deve portare avanti la generazione, il cognome, ecc.
Si può arrivare a diventare rigidi nel tempo, inflessibili perché si ha un senso di colpa verso sé stessi, verso la propria partner, verso il dovere di generare.
Quella rabbia che si traduce poi in impossibilità di comunicare che è quella che poi genera la crisi di coppia.
E il solo fatto di volersi rivolgere allo Psicologo è già una forma di apertura mentale che non sempre si riesce ad avere.
A.H: Una coppia in crisi può avere strane reazioni poi verso gli altri?
Risposta: Certo, è frequente isolarsi e assumere un atteggiamento di chiusura verso il mondo esterno.
A.H: Sempre soffermandoci ancora sulla crisi di coppia generata dalla frustrazione abbastanza inevitabile di non essere diventati genitori, il ruolo dello Psicologo come può essere di aiuto?
Risposta: È fondamentale per lo psicologo aiutare i singoli a riconoscersi come uomo e donna. Dopotutto si può essere generativi anche di un progetto e di tante altre cose.
A.H: Il fatto di non riuscire a diventare padre, può portare un uomo a maturare una certa conflittualità verso le donne?
Risposta: Mah, ognuno ha il suo modo di reagire.
Se per la donna, la mancata maternità è causa di un atteggiamento di insofferenza, l’uomo invece tende a tacere magari soffermandosi eccessivamente sul lavoro, lavorando in modo maniacale, cerca di dimostrare di saper generare qualcosa, lo stesso vale per chi sceglie di fare sport con estremo sacrificio, sempre per potersi sentire capaci di generare comunque qualcosa. Della serie: ” Non ho saputo creare un figlio, ora mi applico nel lavoro e dimostro di saper creare qualcosa a livello professionale!”
A.H: Lo sai, la tua ultima risposta mi ricorda in particolare due amici social, entrambi senza figli. Uno diceva di sentire il bisogno di scalare le montagne, di arrampicarsi anche nelle situazioni più difficili perché amava dimostrare di riuscire in qualcosa. Un altro, invece, appariva molto preso dal suo lavoro che sembrava essere quasi il suo unico scopo di vita, lavoro che svolgeva anche a casa, non avendo di certo una gioiosa vita di coppia.
Risposta: Certo, il lavorare in modo maniacale serve a dimostrare a sé stessi di valere qualcosa, di essere comunque produttivi.
Il non riuscire ad avere dei figli, da chiunque dipenda, rappresenta una mancanza che porta a sentirsi inadeguati, malati e quindi, ti senti di dover dimostrare anche agli altri di saper fare qualcosa.
Lo Psicologo cerca di restituire il valore alle persone come tali. Innanzitutto si è donna e uomo ma serve una nuova progettualità di coppia o costruirla.
A.H: Comunque la mentalità italiana, direi che non brilla in quanto ad evoluzione su questi temi. Cosa ne pensi?
Risposta: Partendo dalla precisazione che spesso l’infertilità è di coppia e non singola, ovvero, un uomo che non ha figli con una donna, non di rado, può averne con un’ altra e viceversa, va detto che la mentalità italiana è abbastanza antiquata, infatti appena ci si sposa, la domanda tormentone di sempre è: “Quando arriva il bambino?”
E quando il bimbo tarda ad arrivare, ecco che la coppia viene vista come malata.
Ma soprattutto in passato non si poteva dire che un uomo fosse non fertile, era una cosa di cui vergognarsi.
A.H: Quindi, è chiaro che, se ci si sposa per creare una famiglia con dei figli che poi non arrivano, può derivarne una rottura.
Risposta: Si, come ho già detto, se non ci sono altri validi motivi per stare insieme. La coppia vive una sofferenza e questo porta alla crisi. Ma soprattutto la coppia tende a non parlarne, questo crea la rottura.
A.H: Perché la coppia non si parla? Puoi precisare questo punto?
Risposta: Ci si evita perché si ha paura della rabbia che potrebbe emergere. Da ogni dialogo può scaturire un incolparsi a vicenda.
Non parlandosi, sia nella coppia ed in genere, si cerca di difendersi, di proteggersi.
“Non affronto un argomento, così evitiamo di far emergere la nostra frustrazione e il risentimento!”
A.H: In Università, con alcuni Professori, si parlava della rabbia che, se non esternata, porta ad avere atteggiamenti da sociopatici.
Risposta: Il sociopatico sembra non essere in contatto con nessuna delle sue emozioni, né tantomeno con quelle degli altri. Manca di empatia. Non conosce rammarico, né senso di colpa. Tornando alla rabbia, se non esternata porta malessere, e troverà comunque modo di manifestarsi, che ci piaccia o meno.
A.H: Conosco una gran quantità di persone (uomini e donne) rigide. Il non riuscire a rivedere mai una decisione presa magari drastica e/o di totale chiusura verso gli altri, cosa può significare?
Risposta: Le persone rigide sono quelle che si costruiscono dei muri. Ma bisogna capirle, io lavoro su queste persone.
Le persone rigide o inflessibili non è che non avrebbero voglia di ritornare sui loro passi, anzi, spesso lo vorrebbero eccome ma, cerca di capire, una certa inflessibilità nasconde la fragilità di una persona. Chi appare rigido e non torna sui suoi passi spesso lo fa perché sente così di restare tutto intero. Diventare più flessibili genera il timore di andare in pezzi.
A.H: Da ultimo, un argomento da me affrontato in diversi articoli che riguarda ancora una volta un vecchio amico social che credevo fosse uno dei miei tanti corteggiatori.
“Credevo” ho scritto perché poi, con il tempo e con il suo defilarsi definitivamente dai miei contatti, mi ha aperto gli occhi su ciò che realmente era. Come è risaputo, in una chat, ciascuno può presentarsi come amico, uomo o semplice contatto professionale. Questo mio amico si presentò come un amante insaziabile scrivendo parole esagerate talvolta, questo mi fece pensare di leggere frasi di uno dei miei tanti corteggiatori, seppur più esagerato degli altri.
Avendolo conosciuto, ed avendo capito e saputo alcune cose di lui, ho compreso che non si trattasse di un corteggiatore, ma di un contatto virtuale che cercava di vivere emozioni solitarie nel momento esatto in cui mi scriveva, fatto assolutamente nuovo per me, dinnanzi al quale non ho saputo fare altro che scriverne articoli e chiedere spiegazioni al diretto interessato che, come tutte le persone rigide, ha scelto di non rispondere, preferendo piuttosto la via di fuga.
Secondo te, anche questo modo discutibile di reagire con la fuga ad una domanda di una persona amica, rappresenta un disagio legato alla mancata paternità?
Non credo di certo che tutti quelli che non hanno figli, scelgono di vivere il sesso autonomamente scrivendo in una chat ad un’amica.
Risposta: Mah, separerei le due cose. Il mancato padre soffre ed è un dato di fatto abbastanza certo. Mentre un uomo che si eccita scrivendo ad un’amica, beh, non mi sembra abbia attinenza con la mancata paternità. Piuttosto è evidente ci sia una sofferenza da cui cerca di evadere. Anche se, va detto, che questo comportamento ambiguo genera la rottura dell’amicizia stessa perché non si rispettano i confini dell’ amicizia. Dire frasi a sfondo sessuale per procurarsi piacere fisico, può andar bene se entrambi scelgono di avere questo comportamento. Ma il procurarsi del piacere mentre l’altra persona le legge e si ritiene amica, mah, ci vedo soltanto una rottura del patto di amicizia, un non saper rispettare i confini.
A.H: Per concludere, proprio a proposito del non saper rispettare i confini, vorrei ribadire solo un particolare di non poco conto, secondo me, che riguarda il mio amico che fu: lui non ha rispettato la nostra amicizia, ma non rispettava nemmeno sé stesso, mi fu evidente che non ci teneva granché nemmeno alla cura del suo aspetto.
Solo incontrandolo mi resi conto che non era una persona malevola o chissà cosa ma sicuramente una persona trascurata anche fisicamente. Di certi particolari te ne accorgi solo incontrando una persona, in una chat si può proporre il mondo e ciascuno può giocare a voler sembrare il macho numero one. Dal vivo mi sono resa conto di molte cose perché il corpo segue il disagio psicologico di ognuno, anche nel caso del mio amico.
Risposta: Il caso di cui tu hai parlato può essere un caso con risvolti depressivi. Colui che cerca momenti di trasgressione accendendo il pc, lo fa per scatenare la sua fantasia ma soprattutto per dimenticare la sua vita piatta, è indubbio. È abbastanza normale il fatto di voler mettere sale e pepe nella propria vita, per sentirsi vivi.
Basta che si è consenzienti, tutto si può, però non va bene se si gioca ad immaginare sesso con un’amica perché, salvo che lei non sia consenziente, è una forma di mancanza di rispetto verso la donna considerata come mezzo per procurarsi (in qualsiasi modo) piacere.
Il non saper tenere una relazione sana di amicizia con una donna è un problema culturale, quindi di mentalità dell’uomo, ed è un problema di natura relazionale in genere che appartiene spesso alle persone mentalmente chiuse.
A.H: Hai concluso con la frase: “Persone chiuse”. Sembra quasi che tu conosca il mio vecchio amico. Il tipo di cui ho parlato qui, portandolo come esempio, è stato definito, non da me, come “strano e chiuso”. Credo oggi di poter aggiungere qualcosa alla conoscenza di questa persona.
Ti ringrazio della tua disponibilità, sei veramente una grande Professionista che mette le persone a proprio agio (ho saputo questo di te).
Vuoi dire ancora qualcosa ai tanti lettori del giornale?
Risposta: Vorrei dire che non tutti sono come il tuo amico, di cui non entro nel merito perché non lo conosco, precisando che molti uomini non sono rigidi, problematici, pervertiti o chiusi mentalmente.
Ci sono uomini capaci di vivere sane relazioni di amicizia, relazioni d’amore ed ogni altra relazione.
A.H: E meno male, aggiungo io!

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