lunedì 4 Novembre 2024

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LA FORZA DEL SILENZIO…

“È bene parlare solo quando si deve dire qualcosa che valga più del silenzio!”
Citazione alquanto saggia anche perché poi il silenzio ha una capacità comunicativa molto più efficace di mille parole al miele dette da chi, talvolta, ha il veleno nel cuore.
Il silenzio ci riguarda tutti, talvolta scegliamo di non parlare oppure prendiamo atto del silenzio altrui.

Come tanto piace ai miei lettori che amano gli esempi concreti, riporto qui il comportamento di tre miei amici rimasti chi più, chi meno, in silenzio.
Uby, Gianni, Mister X, ecco i nomi (qui modificati) delle tre care persone conosciute nel periodo inizio  pandemia Covid 19.

Solo con Uby è stato in realtà un ritorno, dopotutto io avevo in passato un forte desiderio di conoscerlo di persona, dopo tante simpatiche conversazioni telefoniche, dunque non compresi quel suo atteggiamento che interpretai come fosse freddezza, non ci siamo più cercati per un anno perché lo trovavo sconcertante a volte come tipo. Poi, il chiarimento, anche lui mi disse che aveva simpatia per me e voglia di incontrarmi ma l’eccessiva distanza lo aveva sempre frenato e che mi avrebbe corteggiato con grande insistenza se solo fossimo stati vicini.
Ma l’affetto e la stima che ho oggi per Uby non si discutono, lui, uomo pragmatico mi sembra un tantino aspro a volte ma non lo è, dai modi molto sbrigativi ma sempre pronto e rassicurante se avevo bisogno di un urgente consiglio.
Poi, un bel giorno, Uby mi rivela che mi considerava dura perché racconto i Mostri nei mie libri ed articoli, dunque lui mi aveva giudicato mentre se ne restava in silenzio…

Poi conosco Gianni, un uomo pieno di ferite, ogni tanto arrivava una sua frase improvvisa tipo: “Ti voglio. Mi piaci!”
Mi ero presto stancata dei lunghi silenzi che venivano dopo quelle frasi, lo eliminai dai miei contatti pur continuando a mandargli sms con i link dei miei articoli, lui restava nel suo silenzio, poi, un articolo, lo colpisce e mi arriva, dopo mesi un complimento per il pezzo scritto da me, da lì torniamo in contatto con la promessa di incontrarci, Gianni è dopotutto un bambinone, a volte ingenuo, uno che suscita in me grande tenerezza e simpatia e sarò curiosa di ascoltarlo di persona, in silenzio.

Infine, Mister X, un amico che si è ritirato nel suo silenzio (che in passato avevo erroneamente considerato in malomodo come un gesto di vigliaccheria). Invece no, Mister X, scopro, che è anche più sensibile di quanto avevo immaginato ed è una persona che legge quanto puntualmente gli scrivo e gli invio ma soprattutto ascolta i miei consigli su amicizie poco affidabili e/o comunque poco riguardose nei suoi confronti. Del resto, un amico può sentirsi in difficoltà quanto vuole ma la stima non cambia, ed è assolutamente reciproca anche in questo caso.
Mister X, non di rado criticato per alcune sue esternazioni nei miei confronti (di natura sessuale) che mettevano in dubbio la nostra amicizia, ha scelto il silenzio come imperativo perché talvolta, credo, sia  necessario quando si crea squilibrio. Il silenzio riporta le cose in equilibrio, come dovevano essere dall’ inizio.
Credo molto alla forza della natura quando sistema da sola le cose, anche il tacere può avere la funzione di restituire la bellezza e la stima venute a mancare in un’amicizia quando si superano dei confini e non si comprende più dove si voglia realmente arrivare.

“Il silenzio è la forma più alta della parola!” Proverbio.

Essendo io una che vive di parole, frasi e discorsi in ogni forma ed avendo poi erroneamente preteso una spiegazione da Mister X ( richiesta alquanto ingenua), mi chiedo oggi cosa mai dovesse spiegarmi un uomo che ha avuto davvero in passato una crisi coniugale e che resta formalmente unito suo malgrado alla stessa donna? Era dopotutto inevitabile lo scontento ed altrettanto è eloquente oggi il suo silenzio che parla molto più di prima.
Non a caso gli dissi: “Avrei voluto incontrarti tanto tempo fa!”
Una frase che racchiude un significato ben preciso: avrei voluto conoscerlo quando non aveva i problemi attuali, quando era davvero libero di vivere e di sognare, questo era un complimento rivolto a lui perché gli riconoscevo delle qualità, al di là delle mie critiche che ho fatto a lui così come faccio con gli altri amici.

Un fatto singolare: tutti e tre gli amici raccontati, appartengono allo stesso segno zodiacale, sembra inverosimile, invece no e sono tutti grandi lavoratori ed assolutamente affidabili e sensibili.

Da non sottovalutare poi che il silenzio è utile in alcuni casi, quando non si è certi di dire cose sensate, quando si prova vergogna per ciò che si è fatto o detto, quando ci si sente in colpa.
E, a proposito di colpa, cito alcune frasi della canzone di Gianni Morandi dal titolo: “La storia mia con te”: “Quello che si dà la colpa agli altri e la colpa è dentro te…”

Non serve darsi colpe, il silenzio deve rappresentare un modo di esprimersi, non una colpa.
Ma nessuno dei tre amici ha delle colpe, siamo tutti esseri umani fallimentari, io mi sento la regina dei fallimenti ed imparo talvolta da quelli ma il silenzio non lo utilizzo quasi mai come forma di risposta perché lascia un malessere dentro, il non aver esternato ciò che avremmo voluto, ci nuoce.
Ogni occasione persa, il perdere la possibilità di dire qualcosa di liberatorio, non è mai salutare, i disturbi psicosomatici nascono sempre da ciò che teniamo dentro.

Altro discorso è la potenza comunicativa dei gesti che spesso vengono usati per esprimersi ma bisogna saper osservare attentamente l’ altra persona.
Come ti siedi, se metti le mani in tasca quando parli con una persona, lo sguardo che ti dà quando sa che non lo guardi, come tiene le mani quando ti ascolta ecc, ci possono rivelare molte cose di una persona pur se resta in silenzio di fronte a te.
E che dire poi dello sguardo, addirittura mi innamorai perdutamente del mio professore all’Università non perché mi disse qualcosa a voce, no, mi innamorai dello sguardo con cui mi guardò a lungo in occasione di un ricevimento privato, occhi che esprimevano l’altissimo livello di attrazione fisica nei miei confronti. Mi innamorai della capacità del professore di esprimere in silenzio ciò che provava.

“NELLE PAROLE C’È QUELLO CHE UNO PENSA.
NEL SILENZIO, C’È QUELLO CHE UNO SENTE!”

A chi mi chiede come faccio ad essere felice, dico:
“Non ho paura del silenzio. Il silenzio ti regala emozioni, sensibilità e sensazioni. Nel silenzio trovo ciò che mi fa stare bene!”
Ma ho riscontrato anche che molti hanno paura del silenzio, temono di ritrovarsi da soli con loro stessi, certo bisogna amarsi per poterlo fare.
Quindi, potrebbe venire fuori un trattato sulla funzione del silenzio che ha diversi risvolti positivi tipo quando rappresenta una pausa in una conversazione per permettere ad un’altra persona di parlare oppure quando si resta in assoluto silenzio per riflettere.
Mentre molto difficilmente il silenzio ha una valenza positiva quando significa chiusura di un’amicizia, di un amore, di una collaborazione, questo tipo di reazione non è una soluzione ma nasconde sempre un disagio.

Tutto ciò che si chiude con il solo silenzio provoca la morte di una parte di noi, sempre!

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