lunedì 14 Ottobre 2024

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TORINO – La Flexider ha annunciato che cesserà l’attività

Troppe perdite: “Causa Covid, anziché rafforzarsi e crescere, gli ordini si sono azzerati con una programmazione di ripresa allungata troppo in là nel tempo”

TORINO – La Flexider oggi ha comunicato, dopo l’assemblea dei soci americani (multinazionale Imca), la cessata attività e la liquidazione della stessa.

L’Azienda lascerà a casa 24 famiglie, ennesimo disastro torinese. Doccia fredda, negli ultimi 4 anni l’Azienda ha avuto perdite rilevanti medie intorno agli 1,9 milioni di euro/anno, coperte dal gruppo con immissioni di liquidità.

Tali perdite sono un calcolo medio ma il trend economico era in netto miglioramento, proprio quest’anno, con una forte diminuzione del debito che si attestava a circa 700.000/800.000 Euro.

“Tutto il lavoro e gli sforzi fatti negli ultimi anni – spiega il sindacato Fim – Cisl -è stato vanificato da una completa mancanza di ordini a partire da marzo 2020 da parte del gruppo Leonardo e Pilatus (Azienda Svizzera), nel campo Aereospazio oggi in crisi di settore mondiale, e Flexider come altre realtà pagano le conseguenze a caro prezzo.

Questo doveva essere l’anno della ripresa, erano in programma a inizio anno nuove commesse mirate a rafforzare la posizione reddituale aziendale ma, causa Covid, anziché rafforzarsi e crescere, gli ordini si sono azzerati con una programmazione di ripresa allungata troppo in là nel tempo (2024).

Nella fase Covid, marzo/settembre 2020, abbiamo gestito l’utilizzo degli ammortizzatori sociali con accordi sindacali che prevedevano l’anticipo da parte aziendale, rotazioni dei lavoratori, oltre alla possibilità di utilizzo di ferie e permessi per non abbassare i salari dei lavoratori.

Ora appresa la notizia devastante e inaspettata opereremo per la salvaguardia occupazionale di tutti e 24 i dipendenti, attualmente in carico, con tutti gli strumenti a nostra disposizione coinvolgendo altresì le istituzioni torinesi per questo ennesimo stillicidio delle nostre realtà produttive locali che troppo spesso sono lasciate sole al loro destino per una mancanza completa di politiche industriali del territorio mirate alla tutela delle aziende ma ancor più dei lavoratori, i primi a pagare il conto. “

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