TORINO – Nursind: “Chiudere il servizio psichiatrico del Mauriziano è una follia”

Coppolella: “I dati lo dimostrano”

TORINO – “Chiudere il servizio psichiatrico diagnosi e cura del Mauriziano, è una follia”.

Lo dichiara Francesco Coppolella, Segretario Nursind Piemonte. E lo fa in base ai dati:

17 posti letto, 300 ricoveri in un anno con un tasso di occupazione del 90,02%. Una presenza media giornaliera di 15,30 pazienti con una media di ricovero giornaliero dello 0,78%. 5550 giornate di ricovero. 72 pazienti ricoverati in regime di trattamento sanitario obbligatorio. Il 26% dei ricoverati.

TORINO – Nursind: “Chiudere il servizio psichiatrico del Mauriziano è una follia”

“Tralasciando i dati relativi alle importanti e gravi diagnosi trattate, ci chiediamo come sia possibile di fronte a questi dati operare un simile taglio.
17 posti letto in meno per la psichiatria torinese e per un vasto territorio della città che visti in numeri lasciano presagire importanti ripercussioni sulla salute dei cittadini affetti da queste patologie e sull’organizzazione dei servizi che si occupano di queste fragilità.
Il reparto in questione che si può considerare una terapia intensiva delle patologie psichiatriche e gestito dal personale sanitario dell’asl città di Torino ed è stato  utilizzato per incrementare i posti letto di pazienti covid durante la pandemia. Le motivazioni che non tengono conto dei dati relativi alle attività del reparto non ci sembrano sufficienti a giustificare il taglio dei posti letto. Un taglio grave, senza credibili giustificazioni se non quello di risparmiare sulla pelle di soggetti fragili e su chi se ne occupa.”

“La domanda è semplice, – prosegue Coppolella – dove finiranno questi pazienti, questi ricoveri, questi tso tenuto conto che il tasso di occupazione degli altri servizi psichiatrici hanno un tasso di occupazione anche più alto? Ci chiediamo se sia stata data una risposta a questa semplice domanda.
È ovvio che se si tagliano posti letto e non si creano alternative il passaggio da un letto ad una barella in un pronto soccorso è scontato con tutte le difficoltà di gestione che  la tipologia di paziente comporta. È altrettanto ovvio che senza ulteriori strumenti territoriali, gestire i pazienti che necessitano di ricovero e di un trattamento di cura intensiva , non lo si potrà fare senza incorrere in gravi conseguenze per gli stessi pazienti. È del tutto evidente che l’emergenza covid non ha insegnato nulla e che la priorità resta quella di tagliare i costi sulla pelle dei più deboli. Alcune avvisaglie di questo taglio sono già arrivate da un incremento di pazienti che si rivolgono ad altri pronto soccorso della città.”


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