PIEMONTE – “Con una lettera, inviata ieri 28 marzo a firma del direttore regionale alla sanità Dott. F. Aimar e indirizzata alle aziende sanitarie regionali, la regione piemonte ricorda di attenersi a quanto disposto dall’Art. 7 del DL n. 14 del 9 marzo. – Dichiara Francesco Coppolella, Segretario Nursind Piemonte – Nello specifico di non applicare la quarantena agli operatori sanitari che hanno avuto contatti stretti con casi confermati. Ricorda inoltre alle aziende che gli operatori sospendono le attività solo in caso di sintomtologia respiratoria e di tampone positivo.”
“Ci sorprende la solerzia della direzione regionale alla sanità del Piemonte – prosegue – nel ricordare questo piccolo particolare alle aziende sanitarie frutto di una norma che lascia molti dubbi e ancora brucia.
Ci aspettiamo che con la stessa solerzia e rapidità visto che i giorni e le settimane continuano a passare che si indichi anche quale sia la strategia dei tamponi da eseguire sugli operatori sanitari tenuto conto che ogni azienda , ogni direzione di presidio e addirittura ogni direzione di dipartimento usa le sue regole commenta Francesco Coopolella, Segretario Regionale del Nursind.
E’ vero che per decreto legge la quarantena agli operatori sanitari è concessa solo in caso di sintomatologia respiratoria ed esito di tampone positivo, ma se i tamponi non li facciamo almeno a coloro che hanno avuto un contatto stretto con persona positiva accertata e hanno sintomatologia, continueremo ad avere operatori contagiati che lavorano, diffondono e che invece andrebbero isolati.”
“Abbiamo tante situazioni – conclude – che non trovano risposte o situazioni simili trattate in maniera differente. Servono regole, indicazioni e responsabilità precise che tardano ad arrivare nonostante gli annunci, le video conferenze e le nostre segnalazioni continua coppolella.
Siamo consapevoli che questa comunicazione alle aziende è frutto della preoccupazione di svuotare gli ospedali ma è altrettanto preoccupante il numero di operatori che si ammala e che potrebbe determinare lo stesso risultato, ricordando che l’età media negli ospedali supera i 50 anni.
Servono inoltre, se vogliamo evitare migliaia di contenziosi, indicazioni chiare alle aziende che dispongano il riconoscimento dell’ infortunio a tutti gli operatori sanitari che risultino positivi, poiché in alcuni casi si sta mettendo in dubbio anche questo.”
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