TORINO – Questa mattina, sulla pagina Facebook di una testata giornalistica, è apparso il seguente commento in calce all’articolo “Torino, inseguimento da film nella notte: automobilista preso dopo 20 minuti di fuga, una volante finisce contro un bus”:
“…li doveva abbattere tutti (N.d.R. riferito agli agenti di Polizia di Stato) come fa una palla da bowling contro i suoi birilli. Ci hanno messo una vita perché sono una razza di idioti esaltati dalla divisa e la pistola. Gli avranno dato un sacco di botte perché lo sappiamo che fanno cosi! E il motivo sai qual’è? Non che ha danneggiato la città, i mezzi pubblici eccetera…nossignori! Prenderà botte perché ha danneggiato il loro orgoglio! Perché si sentono dio in terra sti quattro cazzari…e quando ti servono veramente si rivelano completamente inutili”.
Queste dichiarazioni risultano decontestualizzate rispetto alla vicenda, non hanno nulla a che vedere con il diritto di critica e potrebbero costituire reato. Per tale ragione la Questura di Torino, tramite la Polizia Postale, ha attivato le procedure di identificazione dell’autrice del post, ponendo la vicenda all’attenzione della competente Autorità Giudiziaria per valutare la rilevanza penale della condotta.
Negli ultimi anni i social network sono diventati parte integrante della vita di ciascuno di noi ed il loro utilizzo è del tutto naturale. Troppo spesso, però, uno strumento prezioso come la rete viene impropriamente utilizzato per esprimere aggressività e diffondere la cultura dell’odio.
E’ importante condannare tali condotte e ricordare che ogni comportamento sul web può essere tracciato e ricostruito dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni. I cittadini che si ritengono lesi nella propria immagine o reputazione da dichiarazioni offensive possono senz’altro sporgere denuncia alle Forze di Polizia.
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