IVREA – Il gruppo di Fridays For Future di Ivrea, formatosi a novembre, e composto da giovani dai 14 ai 22 anni hanno organizzato oggi, venerdì 10 gennaio, allo Zac di Ivrea, un evento nel quale è stata letta la lettera che il gruppo ha scritto, indirizzata al Comune, per chiedere di dichiarare l’emergenza climatica, e sono state raccolte le firme per la petizione. Era già stata presentata una mozione a Ivrea a luglio, è questo ha spinto il gruppo a raccogliere firme dei cittadini e diffondere la notizia.
Pubblichiamo qui di seguito, integralmente, la lettera:
“Il 15 marzo 2019 si è tenuto il primo ‘Global Strike for Future’, giornata di mobilitazione mondiale contro i cambiamenti climatici promossa dal movimento Fridays For Future, che ha visto più di 1,8 milioni di persone protestare nelle città di 131 stati in tutto il mondo. Sono seguiti altri tre scioperi globali, fra cui quello del 27 settembre, che ha visto scendere in piazza più di 1 milione di giovani solo in Italia. Questo perché i Governi non hanno fatto e non stanno facendo abbastanza per contrastare i cambiamenti climatici in corso, mentre essi dovrebbero essere la priorità dell’agenda politica delle Istituzioni. Nonostante il cambiamento debba partire anche dalle abitudini dei singoli, riteniamo che le amministrazioni locali possano giocare un ruolo fondamentale nell’incentivare buone pratiche, innanzitutto attraverso la dichiarazione di emergenza climatica e ambientale.”
“L’uomo – prosegue la lettera – ha già compromesso in modo irreversibile l’ecosistema terrestre e la propria sopravvivenza. I dati sul riscaldamento globale sono allarmanti. Salvo azione immediata, la temperatura globale aumenterà di più di 3°C entro il 2100, con effetti devastanti sull’ecosistema terrestre e sulla specie umana. Secondo l’IPCC la temperatura media globale è già aumentata dal periodo pre-industriale di circa 1°C a causa delle attività di origine antropica.
Si stima che senza un intervento immediato, aumenterà ancora di 0.5°C solo tra il 2030 e il 2052. La situazione sarà particolarmente drammatica nell’arco alpino, che, secondo L’Agenzia Europea dell’Ambiente (European Environmental Agency), vedrà un aumento di 1°C circa. Di conseguenza, la probabilità di incendi durante la stagione estiva crescerà del 150%, e ne abbiamo già osservato i primi effetti con le situazioni di allerta sulle montagne torinesi nella primavera del 2019, oltre che in Amazzonia, California e Australia nell’ultimo anno, per citare catastrofi di importanza globale. Invece, durante la stagione invernale, il manto nevoso si ridurrà del 30% e il limite delle nevi perenni si sposterà di 300 – 600 m in altitudine con evidenti conseguenze per il settore sciistico e per il sistema idrologico alpino.
I ghiacciai hanno già perso circa metà del loro volume dall’inizio del 1900 riducendo l’effetto albedo, ovvero l’effetto per cui le superfici bianche dei ghiacciai riflettono di più la luce rispetto alle superfici scure rocciose. Quindi, non assorbono il calore della luce del sole, ma lo respingono. La fusione dei ghiacciai, insieme agli inverni più caldi e all’aumento delle precipitazioni (aumento di 17.5 mm per decennio con picchi in inverno e drastiche diminuzioni in estate), causerà un incremento della portata d’acqua dei fiumi (circa 19% in inverno).
Questo incremento è da monitorare perché avrà un forte impatto a fondo valle, dove potranno verificarsi eventi estremi, come esondazioni dei corsi d’acqua. D’altra parte, una fusione precoce delle nevi causerà una scarsità delle risorse idriche durante i periodi più aridi. Inoltre, si verificherà un’alterazione della qualità del suolo e quindi del ciclo produttivo. In conclusione, l’ultimo rapporto IPBES-ONU 2019, segnala un declino ecologico “senza precedenti”. Infatti, un milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione a causa dei cambiamenti climatici e delle conseguenze ad essi legate, già approfondite.
Dunque, è dovere morale dello Stato e di tutte le istituzioni locali far fronte a questa emergenza con provvedimenti concreti ed efficaci per rispettare il patto sociale intergenerazionale che impone alle attuali generazioni di lasciare un pianeta vivibile a quelle future. Tali provvedimenti devono essere messi in atto rapidamente, perché secondo l’ultimo rapporto IPCC-ONU (2018) l’umanità̀ ha tempo fino al 2030 per limitare l’incremento della temperatura a 1.5°C. Poi i danni al clima saranno irreversibili. In tal senso, il più importante accordo stipulato fra le nazioni nel tentativo di limitare i danni di questa crisi è l’Accordo di Parigi, sottoscritto nel dicembre del 2015 da 192 Nazioni, tra cui l’Italia. Esso è stato ratificato con la L. 4 novembre 2016, 204, che si riferisce al “Ruolo delle città, delle regioni e degli enti locali”. L’accordo invita le città, enti e associazioni, la società civile e il settore
privato a intensificare i loro sforzi e sostenere le iniziative volte a ridurre le emissioni; costruire resilienza e ridurre la vulnerabilità agli effetti negativi dei cambiamenti climatici; mantenere e promuovere la cooperazione regionale e internazionale.” Tuttavia, nessun paese del G20 sta intraprendendo reali sforzi per il rispetto di questi accordi, richiesta che sta infatti al centro delle rivendicazioni di FFF, in quanto fondamentale punto di partenza per il contrasto della crisi climatica in atto.
Proprio come impegno da parte delle istituzioni nel contrastare i cambiamenti climatici, anche nel rispetto degli accordi internazionali, quest’anno è già stato dichiarato lo stato di emergenza climatica in diversi paesi, come Regno Unito, Irlanda, Scozia, Germania e nuova Zelanda. Inoltre, più di 600 consigli comunali in tutto il mondo si sono impegnati formalmente davanti ai cittadini a ridurre le emissioni di gas climalteranti, anche in tempi più brevi rispetto ai termini previsti negli Accordi di Parigi.
In Italia sono 7 le regioni ad aver approvato la dichiarazione e 72 i comuni, fra i quali Torino, e 18 di essi sono in Piemonte. Ma la dichiarazione di emergenza climatica è stata anche approvata dal Parlamento Europeo il 28 novembre 2019 e poi della Camera italiana l’11 dicembre 2019. Dunque, l’Unione Europea e il nostro Stato hanno finalmente riconosciuto l’importanza di politiche concrete
finalizzate a contrastare l’emergenza.
CHIEDIAMO
La dichiarazione dello stato di emergenza climatica ed ambientale riconoscendo le responsabilità individuali, istituzionali e storiche del cambiamento climatico. Ogni possibile contributo all’interno delle competenze del Comune di Ivrea per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C e fissando l’obiettivo di dimezzamento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2030 e il loro azzeramento entro il 2035, ritenendo l’obiettivo di zero emissioni nel 2050 insufficiente e incoerente con lo stato di emergenza climatica.
La massima priorità al contrasto al cambiamento climatico nell’agenda dell’Amministrazione comunale, tenendo conto in ogni azione amministrativa o iniziativa degli effetti che questa comporta sul clima; Che le misure di contrasto alla crisi in corso vengano implementate secondo il principio di
giustizia climatica. I costi della transizione non devono gravare sulle fasce più deboli della popolazione ma devono essere sostenuti soprattutto da chi ha causato maggiormente i danni ambientali;
Che il comune si impegni a mantenere aperto il dialogo con le istituzioni regionali e nazionali, gli enti governativi e le associazioni del territorio, così da rendere più efficaci azioni e provvedimenti per la lotta al cambiamento climatico.
CHIEDIAMO INOLTRE
Riguardo al tema dell’educazione ambientale: che il Comune organizzi conferenze sui temi ambientali aperte sia agli studenti che alla cittadinanza. E che questi eventi possano costituire monte ore PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’ Orientamento). Chiediamo anche che il Comune partecipi all’iniziativa CineAmbiente TV, abbonando le scuole primarie e secondarie del territorio a questo servizio per accedere alla visione di documentari/film per l’educazione ambientale ad un costo
annuale di €122 per scuole con più di 500 studenti e €61 per scuole con meno di 500 studenti.
Riguardo al tema dei rifiuti: che il Comune si attenga anche nei prossimi anni alla soglia di raccolta differenziata predisposta dal D.lgs 152/06. In aggiunta, rispetti la direttiva europea COM/2018/340 relativa all’abolizione della plastica monouso entro il 2021 e come atto simbolico fornisca borracce a tutti gli studenti delle classi prime delle scuole del territorio e ai dipendenti degli uffici comunali. In secondo luogo, attrezzi gli edifici comunali con punti di rifornimento gratuiti quali fontanelle/distributori etc. allacciati alla rete dell’acqua potabile, riservati alle borracce e non a bicchieri di plastica.
Riguardo al tema dell’energia sostenibile: che il Comune si impegni affinché gli edifici pubblici siano più efficienti dal punto di vista energetico e utilizzino fonti di energia rinnovabili.
Riguardo al tema della mobilità sostenibile: che il Comune promuova e incentivi l’uso di mezzi di trasporto alternativi, quali ad esempio la bicicletta, mantenendo aperto il dialogo rispetto al progetto di ciclovia che collegherebbe Ivrea con Aosta. Consideri poi anche l’ampliamento di percorsi/piste ciclabili che colleghino il centro città con la periferia.
Infine, riguardo al tema dell’informazione e trasparenza: che il Comune rediga un rapporto semestrale riguardo agli sforzi e ai risultati ottenuti per rispettare l’impegno preso, in particolare nell’ambito di consumo energetico, rifiuti, raccolta differenziata ed eventi di educazione ambientale.”
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