TORINO – Un centinaio di militari della Guardia di Finanza di Torino sono impegnati in queste ore in una vasta operazione che vede coinvolte diverse società cooperative che non avrebbero mai versato contributi all’Inps relativi ai propri dipendenti, poiché indebitamente compensati con crediti fiscali risultati fittizi.
Secondo gli investigatori, le cooperative coinvolte erano formalmente amministrate da prestanomi, ma di fatto gestite da persone che risultavano essere semplici dipendenti. I finanzieri stanno eseguendo diverse misure di custodia cautelare, perquisizioni e sequestri.
==AGGIORNAMENTO==
Sette arresti, sei gia’ eseguiti il settimo ancora ricercato, per associazione a delinquere finalizzata all’indebita compensazione ed alla bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale nell’ambito di società cooperative operanti nel settore della logistica e del facchinaggio, 26 denunce e 10 milioni di crediti fittizi utilizzati in compensazione per non versare le imposte ed i contributi dovuti all’Inps.
Sono il bilancio di un’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Torino, coordinata dalla procura, da cui e’ emersa l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla costituzione e gestione di più società cooperative, amministrate formalmente da prestanomi, che fornivano manodopera a prezzi di gran lunga inferiori al valore di mercato attraverso il sistematico utilizzo in compensazione di crediti fiscali inesistenti e l’omesso versamento dei contributi previdenziali.
Secondo l’accusa, le cooperative, che non presentavano le dichiarazioni dei redditi o le presentavano con imponibili nettamente inferiori al reale, venivano tenute in attività per periodi brevi e condotte al fallimento dopo essere state depauperate, da parte degli amministratori di fatto, delle residue consistenze patrimoniali costituite prevalentemente da liquidità.
Gli amministratori di fatto delle cooperative, tutti destinatari della misura cautelare della custodia in carcere, figuravano formalmente come dipendenti delle cooperative e percepivano compensi significativi, trattenendo anche cifre superiori ai 5 mila euro mensili mentre i prestanome venivano reclutati tra persone bisognose e venivano retribuiti con compensi irrisori.
Per rendere più difficoltosi gli eventuali controlli da parte degli organi competenti, le cooperative che si succedevano nel tempo erano sovente registrate con la medesima denominazione sociale differenziandosi unicamente per la partita Iva attribuita mentre la sede legale veniva sistematicamente stabilita in altre regioni, nonostante le società operassero sempre in territorio piemontese. Nei confronti degli indagati sono stati anche eseguiti sequestri preventivi finalizzati a recuperare almeno parte del profitto dei reati commessi: finora sono stati sequestrati due immobili residenziali, tre autovetture, contanti e oggetti preziosi per un valore complessivo di circa 500.000 euro e sono stati congelati tutti i conti correnti.
Sono state anche eseguite numerose perquisizioni nei confronti di 15 prestanomi che si sono succeduti nell’amministrazione formale dell’impresa e di altre 11 persone che secondo gli investigatori avrebbero concorso nella bancarotta fraudolenta di sette società dichiarate fallite nel 2017 e 2018, prelevando liquidità dalle casse aziendali o comunque beneficiando di somme di denaro distratte dai conti societari.
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