MILANO – Riceviamo e pubblichiamo integralmente:
“È su molti quotidiani la notizia delle chiusura dell’Istituto Vittoria Colonna, un’istituzione storica a Milano con un progetto formativo d’eccellenza. Il Consiglio di Istituto, i rappresentanti di classe, i genitori, e gli insegnanti si sono mossi con la Diocesi di Milano, il Vaticano, altre congregazioni in città, perché subentrassero alla gestione per tenere in vita la scuola. Allo stato attuale siamo in attesa di una risposta. Intanto il tempo stringe e lo sconforto è massimo, le scuole paritarie e pubbliche della zona non hanno spazio per accogliere gli studenti, cui non è stata data neppure la possibilità di completare il ciclo formativo, nonostante si tratti di una scuola dell’obbligo.
A latere della battaglia che stiamo facendo per essere ascoltati e riuscire a tenere aperta la scuola, vorremmo condividere alcune considerazioni di carattere generale.
La prima riguarda in generale la formazione in Italia. Essa è sostenuta principalmente dalle scuole pubbliche che svolgono il meritorio compito di garantire a tutti le competenze di base, e in molti casi anche formazione di qualità. Purtroppo però, come dimostrano i dati Ocse-Pisa, nel complesso i risultati sono inferiori a quelli delle altre nazioni europee. E’quindi sicuramente interesse del Paese mantenere in vita altre offerte formative, sia per garantire la pluralità educativa, sia per mantenere quelle offerte di eccellenza che nel panorama italiano costituiscono una minoranza.
Nonostante questo lo Stato Italiano, dopo aver varato leggi e aver avviato iniziative promettenti, non è andato oltre a dichiarazioni di principio (ad esempio la Legge 62/2000) e ai primi passi di ogni iniziativa (ad esempio il DM 917 del 22/11/17).
In attesa che l’Italia trovi la volontà e le risorse per affrontare un tema così articolato e complesso, con una riforma a livello nazionale delle scuole di ogni ordine e grado, siamo convinti che non vadano trascurati anche i singoli casi di scuole in difficoltà per evitare di indebolire ulteriormente l’offerta formativa.
La seconda considerazione riguarda le scuole di matrice cattolica, che sono state fondate da istituzioni religiose quando esse possedevano le risorse umane ed economiche che hanno consentito loro di creare istituti di eccellenza. Nel tempo hanno raccolto intorno ad essi nutrite comunità di famiglie che hanno condiviso valori e tradizione.
Oggi molte di questi istituzioni religiose, a causa delle minore risorse a disposizione, rischiano di perdere le loro comunità e nel contempo il Paese rischia di perdere la formazione di eccellenza delle loro scuole.
Siamo convinti che la società civile, anche in virtù di quanto esposto sopra, abbia compreso la necessità di aumentare il suo contributo alla formazione, oltre a quello che già offre con la fiscalità generale, offrendo risorse sia professionali che economiche. Nel contempo riteniamo che ciascuna comunità ecclesiastica di una scuola in difficoltà abbia la responsabilità di aprirsi all’aiuto esterno, accompagnando la comunità degli insegnanti, degli studenti e delle loro famiglie in un passaggio di consegne in cui trasmettere il proprio carisma e il prezioso bagaglio culturale acquisito, e debba rifuggire soluzioni drastiche come la chiusura e l’abbandono del progetto educativo.
Il tempo in cui viviamo necessita di un adattamento nel modo in cui portare avanti i propri valori: l’obiettivo di conservarne la purezza, attraverso l’eccessiva intransigenza e la chiusura all’esterno, rischia di relegarli all’oblio e all’insignificanza. Aggiornare le modalità con cui veicolare tali valori non significa comprometterli, ma mantenerli vivi nei cuori e presenti nelle menti di tutti.
Teniamo viva la speranza di salvare la nostra scuola, preservando così un bene comune per la nostra città, così come vogliamo tener viva l’attenzione sul tema della formazione e dell’educazione.”
(Chiara Bonomo – Francesco Rigamonti)