“Abbiamo rappresentato l’assoluta determinazione del governo di rilanciare l’Ilva e Taranto come questione prioritaria per l’agenda di governo”, ha aggiunto.
“Vogliamo delle soluzioni che ci rassicurino, ma purtroppo ci sono iniziative che sono molto preoccupanti: la società ha anticipato un atto di recesso e ha anche incardinato presso il tribunale di Milano un atto di citazione in cui chiede l’accertamento della legittimità del recesso e varie altre richieste orientate ad accertare attraverso l’autorità giudiziaria lo scioglimento del contratto per varie ragioni”, ha spiegato Conte.
“Abbiamo subito anticipato che non riteniamo giustificare queste posizioni – ha proseguito il premier – e anzi abbiamo dichiarato la disponibilità per quel che riguarda l’immunità, questione che la società ha da tempo addotto come causa per giustificare il recesso del contratto”.
“Non è giustificata la pretesa della controparte da un punto di vista giuridico – ha detto Conte – perchè la clausola che si invoca non fa mai riferimento a una specifica immunità penale, ma a modifiche legislative collegate al piano ambientale tali da non consentire la realizzazione del piano industriale”. “Abbiamo comunque confermato la disponibilità del governo ad introdurre lo scudo penale – ha aggiunto -, ma dopo un pò è emerso chiaramente che non è questa la vera causa del disimpegno dell’azienda. Lo posso dire senza paura di essere smentito: lo scudo penale non è il tema, ma il tema vero è che l’azienda Franco Indiana ritiene che gli attuali livelli di produzione non siano sostenibili per rimunerare gli investimenti. È quindi un tema puramente industriale”.
“La questione è drammatica – ha evidenziato Conte – perchè Arcelor Mittal, per assicurare la continuità aziendale, ci rappresenta l’esubero di 5 mila lavoratori. È una questione che per noi è inaccettabile, per cui abbiamo detto che siamo disponibili a lavorare per mantenere aperto un tavolo negoziale”.
“Vogliamo preservare il progetto industriale che ci è stato presentato a seguito di una gara – ha aggiunto Conte – e questo è inaccettabile e se ci sono delle criticita’ non giustificano affatto quello che ci è stato prospettato”.
“È scattato un allarme rosso – ha aggiunto -. Ci siamo resi disponibili ad aprire una finestra negoziale 24 ore su 24 e nessuna responsabilità sulla decisione dell’azienda può essere addossata al governo. Il problema scaturisce per colpa di un piano industriale che non raggiunge i suoi obiettivi e quindi il tutto è imputabile alle valutazioni dell’azienda”. “Invitiamo l’azienda a rimeditare queste sue iniziative – ha proseguito il premier – e siamo determinati a difendere con vigore e impegno il rilancio dell’Ilva e di Taranto. Non lasceremo soli gli operai e la comunità locale”.
“Abbiamo invitato il presidente Mittal a prendersi un paio di giorni e a proporci qualche soluzione alternativa per cercare di assicurare la prosecuzione dell’attività, il mantenimento dell’occupazione e del risanamento ambientale”, ha poi detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, annunciando: “Domani convocheremo i sindacati e confido che anche le forze di opposizione ci seguiranno in questo”.
“Il governo marcerà compatto, ma io chiedo che tutto il Paese marci compatto – ha detto il premier -. Il Paese non si deve lasciare prendere in giro. Se facciamo una gara pubblica seria come abbiamo fatto, e l’azienda ha deciso di partecipare alla gara, oggi chiediamo che ci sia rispetto del piano industriale e del piano ambientale”.
(ITALPRESS).
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