TORINO – Questa notte, il personale del Commissariato Barriera Milano, transitando in Corso Giulio Cesare ha notato alcuni passanti che invocavano aiuto.
Gli agenti hanno subito visto una donna gravemente ferita al volto che, tuttavia, è riuscita ad indicare nel suo attuale compagno l’aggressore: S.M. cittadino tunisino di 36 anni. A poca distanza i poliziotti hanno notato l’uomo per terra sporco di sangue, in via Verres angolo via Leinì.
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Gli agenti hanno appreso che, poco prima, i due stavano tornando in autobus a casa della donna. Durante il tragitto, la vittima ha manifestato l’intenzione di interrompere la relazione, avendo scoperto che il suo compagno era attualmente detenuto in carcere per un precedente omicidio. Di qui è scaturita l’aggressione, nel corso della quale il trentaseienne ha tentato più volte di arrivare al collo della compagna, procurandole gravi ferite al volto, con una bottiglia di vetro. La sciarpa indossata dalla donna probabilmente ha scongiurato il peggio.
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A seguito, di accertamenti, è emerso che il reo era detenuto presso la casa circondariale “Lo Russo e Cutugno” con permesso di assentarsi per motivi lavorativi. In particolare, l’uomo svolgeva attività lavorativa presso un Bistrò a Grugliasco, con obbligo di far rientro presso il carcere entro le 2 di notte. Il cittadino tunisino, infatti, era stato condannato per l’omicidio, avvenuto a Bergamo nel giugno del 2008, della sua ex.
Il trentaseienne, arrestato per tentato omicidio, è stato trasportato in ospedale poiché nel tentativo di fuga è caduto a terra, ferendosi.
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LE DICHIARAZIONI DEL SIAP
“L’intervento delle volanti del Commissariato Barriera Milano e dell’UPG hanno impedito che si portasse a compimento l’ennesimo feroce femminicidio” – commenta Pietro DI LORENZO, Segretario Generale Provinciale del SIAP, sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato – “Siamo grati a qui colleghi che questa notte hanno salvato la vita alla giovane donna quasi sgozzata dal fidanzato, detenuto alle Vallette ma in circolazione grazie ai permessi per lavorare”.
“ Quello del femminicidio è un enorme gravissimo problema che deve essere affrontato a 360° gradi non solo tramite strumenti adeguati di perseguimento del reato ma anche, e soprattutto, attraverso grandi investimenti per l’educazione e rieducazione culturale delle vaste parti della società che hanno perso i principi fondamentali della convivenza civile e del rispetto verso l’altro, soprattutto se parliamo di bambini, donne ed anziani.”
“Nell’esprimere solidarietà alla vittima invitiamo tutti a riflettere, ancora una volta, sull’esigenza di rivedere gli strumenti normativi che permettono, come in questo caso, la possibilità di recarsi fuori dal carcere essendo già stato condannato nel 2008 per l’omicidio della fidanzata”
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LE DICHIARAZIONI DEL SIULP
“È incredibile constatare come un assassino, dopo pochi anni, possa ritornare in libertà e agire nuovamente secondo la sua indole di criminale”. Così Eugenio Bravo, segretario generale del Siulp di Torino,sul caso dell’uomo che, in permesso lavoro dal carcere, ha cercato di sgozzare la fidanzata in strada a Torino. “Sicuramente assisteremo a frasi sconvolte,a stati d’animo perturbati, a dichiarazioni di rabbia da parte di tutti -aggiunge Bravo -È inconcepibile che ancora oggi questo Paese è assolutamente immobile in merito alla certezza della pena. Grazie alle leggi premiali o alle attenuanti, il criminale resta in carcere meno della metà della pena e, ai cittadini, resta la mera indignazione. Occorre mettere mano subito alla legge penale e rivedere tutte quelle misure o condizioni che agevolano i delinquenti che hanno commesso reati, soprattutto gravi. Uno Stato di diritto deve salvaguardare innanzitutto la credibilità delle leggi che equivale al rispetto delle vittime; i carnefici devono restare in carcere”.
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