CASTELLAMONTE – Ha compiuto 100 anni, Anna Moresco. Ieri, domenica 15 settembre, è stata festeggiata nella sua abitazione, dai famigliari, dal Sindaco Pasquale Mazza e dall’Assessore alle Politiche Sociali, Patrizia Addis che le hanno consegnato una targa.
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Anna Moresco è nata in una famiglia di contadini il 16 settembre 1919 a Breganze, in provincia di Vicenza, primogenita di sette fratelli.
Essendo la più grande, Anna doveva badare sia ai fratelli che ai cuginetti più piccini, alzandosi presto e lavorando sodo. La scuola l’ha frequentata poco: a metà del secondo anno è rimasta a casa malata e poi non la mandarono più perchè in famiglia c’era tanto da fare. Era già grandicella quando il padrone della cascina dove abitavano vendette l’abitazione e così rimasero senza casa e senza lavoro. Il padre andò a lavorare da bracciante; anche Anna cercava lavoro, ma non se ne trovava. Un giorno un signore chiese tre ragazze per lavorare come cameriere presso delle famiglie a Napoli.
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Partì con il suo fagottino alla volta di Napoli. Era il 1935 e aveva 16 anni. Rimase tre anni senza tornare a casa nemmeno una volta per vedere i suoi genitori. Nel 1938 tornò a casa con una valigia piena di roba da mangiare per lei e per la sua famiglia. Tornò a Napoli ancora un anno, poi ricevette la lettera di suo padre che le diceva di tornare subito a casa perchè dovevano partire per l’Africa con tutta la famiglia. In quel tempo, in Italia, era al potere Mussolini che aveva conquistato le colonie africane dove mandava le famiglie italiane a lavorare. Così arrivarono alla Cirenaica. Sulla nave in cui si imbarcarono c’erano molte famiglie, tra cui quella del suo futuro marito, Emilio Cesarin. Lui aveva già compiuto 25 anni e cercava moglie per non pagare la tassa sul celibato. Anna non era molto contenta di sposarsi in tutta fretta. C’era aria di guerra e lei voleva aspettare, ma lui insistette si sposarono il 28 dicembre 1940.
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Il 4 dicembre 1941 nacque la loro primogenita Pierina. Intanto la guerra avanzava e si arrivò nel novembre del 1942. Anna e la sua famiglia dovettero lasciare la casa e il villaggio per gli arabi le assaltavano e si unirono con le altre famiglie a Bengasi, da lì con i mezzi di fortuna scapparono verso Tripoli. Nel frattempo Emilio fu richiamato in guerra e per un po’ di tempo non si seppe più nulla di lui. Poi giunse una cartolina in cui diceva che era stato catturato dagli inglesi e fatto prigioniero. Quindi di nuovo silenzio per un anno. Anna temeva il peggio. Poi finalmente iniziarono ad arrivare le lettere del marito. Passarono gli anni e si arrivò all’autunno del 1946 quando si seppe che i prigionieri venivano liberati e mandati al loro paese di origine. Anna ricevette una lettera da una sua zia che le comunicava che Emilio era tornato a casa nel Veneto, sano e salvo. A quel punto lo suocero si recò subito al Consolato per ottenere i documenti per il rimpatrio e, dopo sei mesi, poterono rientrare in Italia.
Arrivarono nella sera del 19 marzo 1947, era buio e pioveva, e finalmente Anna, Emilio e Pierina poterono riabbracciarsi. Rimasero per un po’ ospiti dei parenti, poi trovarono una casetta vicino al fiume a Belfiore dove c’erano solo la cucina e il solaio e faceva freddo, vi rimasero vivendo di stenti per circa cinque anni. Nel dicembre del 1947 nacque Pietro e nel gennai0 1950 la terzogenita Elena.
Intanto morì lo suocero. In quella casa pericolante non potevano più stare, ed emigrarono in Piemonte: era il 1952. Un anno dopo nacque la loro quarta e ultima figlia, Maria Teresa. Inizialmente trovarono casa a Piandane, frazione di Pertusio, dove lavoravano terra e vigne.
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Passarono gli anni, le cose andavano meglio, i figli ormai grandi lavoravano tutti, e la famiglia andò ad abitare alla Chiria, frazione di Castellamonte. Nel 1970 avvenne una disgrazia: Pietro, l’unico figlio maschio, morì folgorato a soli 23 anni.
Le figlie si sposarono e lei rimase ad accudire al suocera, che morì nel 1984 e lei, fino al 1994, anno in cui mancò Emilio, si prese cura di lui, che ormai ammalato era del tutto dipendente da lei. Rimasta sola venne ad abitare a Spineto e nel 2006, non potendo più abitare da sola, si trasferì dalla figlia Pierina. Da sette anni Anna non cammina più, ed è accudita dall’amore delle figlie, nipoti e pronipoti.
Anna Moresco non si è mai risparmiata: ha lavorato una vita intera, vivendo momenti terribili, forte e capace di sostenere tutti intorno a sé. E ancora adesso è una donna arzilla e sorridente, e parte le gambe che non la reggono, non dimostra il suo secolo di vita.
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